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Archivio per la categoria ‘Riflessioni’

Edizioni Sole Nero – “Contro venti e maree” Raccolta di testi di Juan Sorroche

26 Aprile 2021 Commenti chiusi

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E’ disponibile per il download l’opuscolo “Contro venti e maree. Raccolta di testi di Juan Sorroche, anarchico prigioniero dello Stato italiano sotto processo per un attacco esplosivo contro la Lega nord”.

Edizioni Sole Nero n.008

Solidarietà con Juan in sciopero della fame!

Contro venti e maree Lettura PDF

Contro venti e maree Stampa PDF

Opuscolo: Il mondo a distanza. Su pandemia, 5G, materialità rimossa del digitale e l’orizzonte di un controllo totalitario

1 Febbraio 2021 Commenti chiusi

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Per scaricare l’opuscolo in formato PDF, cliccare sull’immagine di copertina, qua sotto.

Come si dice nella premessa, ci si propone semplicemente, attraverso alcune letture, esempi e considerazioni, di suggerire l’urgenza di prendere in mano il tema dell’impatto della tecnologia e in particolare delle tecnologie informatiche – rete 5G in testa – in termini di controllo, e di quel che si cela dietro la loro presunta immaterialità. Per richieste di copie cartacee, osservazioni o altro si può fare riferimento all’indirizzo email bergteufelbz@autistici.org. Il disegno in copertina è di acquadicarciofo.

Contro l’istituzionalizzazione della Lott(A)

23 Gennaio 2021 Commenti chiusi

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La presentazione della nuova giunta comunale napoletana, -si ipotizza l’ultima- dell’ ex-Magistrato De Magistris, ha innaffiato non poche critiche da parte di quella schiera giornalistica partenopea, che riflette al meglio l’anima reale del giornalismo italiano di professione.
Motivo principale di tale critica partita soprattutto dal quotidiano “Il Mattino”, è la presentazione in qualità di assessori, di volti noti alla Digos partenopea, i quali fanno riferimento a realtà antagoniste della città.

Tale questione deve farci riflettere da entrambi i lati. Prosegui la lettura…

Un contributo sulla sentenza di appello per Scripta Manent

4 Dicembre 2020 Commenti chiusi

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Un contributo sulla sentenza di appello per Scripta Manent

In questo periodo distopico, fatto di pandemie, virus e mezzo mondo recluso a casa, la sentenza della Corte di Appello di Torino per il processo “Scripta Manent” è semplicemente un altro tassello che si va a incastrare in questo puzzle repressivo del nuovo ventennio. Una nuova società, di quelle che loro amano chiamare “2.0” in cui, attraverso un “Ministero della Verità” rivisitano, cambiano, costantemente e quotidianamente qualsiasi evento storico in modo che possa incontrare i gusti e confermare tesi e idee del “Grande Fratello”. Un “Ministero dell’Amore”, formato da virologi e infettivologi più presenti negli studi televisivi e nelle tipografie che negli ospedali, che sta azzerando i rapporti sociali e sentimentali attraverso il terrore inculcato quotidianamente su giornali e tv; gli stessi che stanno creando un nuovo linguaggio, o “neolingua”, dove viene timbrata di “terrorismo” ma anche di “negazionismo o complottismo” (giusto anche per irridere) qualsiasi forma di pensiero diversa, contraria e opposta. E ancora, una “psicopolizia” formata da infami alla finestra o muniti di telefonini per strada pronti a filmare ogni nostra azione quotidiana, e un nuovo reato psicologico, “psicoreato”, che tende a distruggere anche i rapporti familiari perché “se muore tuo nonno sappi che è colpa tua che sei andato a bere una birra con gli amici”.

Potrei continuare con quello che sembra un racconto (1984 di George Orwell) ma questo basta per far capire in quale contesto storico arriva una sentenza tipo “Scripta Manent”, e purtroppo ne arriveranno altre nei prossimi mesi.

Non starò qui a smontare le “prove granitiche” del PM perché semplicemente, e fortunatamente, non faccio il suo mestiere ma sicuramente penso che allo “smemorato di Torino” non frega assolutamente niente di aver ragione sul fatto che noi siamo o meno individui appartenenti alla Federazione Anarchica Informale. La cosa che interessa al PM è quella di ottenere in via definitiva una condanna di ergastolo alla Solidarietà e alla Complicità anarchica.

Ha ottenuto le condanne attraverso un processo che non doveva esistere per noi assolti in primo grado per un ritardo di richiesta di appello di tre giorni. Io controllato con un trojan nel computer per 6 anni e a lui non hanno controllato nemmeno la casella di posta elettronica per vedere se fosse presente, anche nel cestino, la PEC che ne avrebbe contestato il ritardo. Non sto facendo del vittimismo ma sto raccontando cosa è accaduto, soprattutto lo sto rinfacciando ad un miserabile che si vanta di aver combattuto la ‘ndrangheta per poi utilizzare gli stessi metodi di falsificazione di carte ed aver ottenuto un processo di appello nei nostri confronti grazie alle sue “amicizie e affinità” che nel gergo mafioso vengono definiti dagli stessi magistrati come “raccomandazioni”. Non a caso gli stessi giudici hanno di fatto evidenziato le vere intenzioni del PM, emettendo una condanna di 20 anni per Alfredo e 16 anni per Anna senza uno stralcio di prova per le azioni imputate ai due compagni. Le altre condanne, che vanno dai 2 anni e 6 mesi per il sottoscritto e Stefano Fosco in giù, dimostrano chiaramente l’obiettivo del miserabile di cui parlavo sopra: isolare i compagni detenuti condannando chi è sempre mostrato solidale e complice con loro, oltre ad essere l’ennesimo attacco alla controinformazione.

Sia chiaro che io non sono per niente stupito della mia condanna perché  dal primo giorno che ho deciso, nel 2012, di aprire il sito di RadioAzione e la radio ero ben conscio a cosa andavo incontro. I vari sabotaggi alla radio stessa tipo il taglio dei cavi telefonici erano squallidi messaggi e minacce ai quali ho sempre risposto col sorriso sulle labbra perché invece di farmi paura mi dimostravano quanto gli “rodesse il culo” per ciò che scrivevo e dicevo. Inoltre mettevo su in rete, nonostante esistesse già la radio da un po’ di mesi, il sito di RadioAzione all’indomani della “Operazione Ardire” in cui venivano arrestati i due compagni Stefano Fosco e Elisa Di Bernardo “rei” di fare tra l’altro controinformazione. Intanto oltre agli sbirri ed i magistrati all’epoca dovevamo tener conto a chi indicava me e altri compagni che facevano controinformazione in rete come coloro che si facevano il loro anarchismo comodamente dalla propria “cameretta”.

Mi sono sempre ritenuto quel cinese seduto sulla riva del fiume e ad aspettare che passassero i cadaveri dei propri “nemici”, e vi assicuro che ne ho visti e ne sto vedendo ancora tanti passare… Sono stato ben conscio di ciò che andavo a rischiare facendo certe dichiarazioni in fase di processo; l’ho fatto sempre scrivendo al singolare. Quindi la cosa peggiore è stata sentirsi dire che con le mie parole avevo messo nei guai, non i miei coimputati che li stavano passando per davvero e non per le mie dichiarazioni, ma altri individui nemmeno citati negli atti. Ma questa è un’altra storia… L’autoreferenzialità di alcuni anarchici che si sentono al centro del buco del culo del mondo ma in verità non ne hanno mai passata una… Sono andato avanti, e continuerò ad andare avanti… forse tornerò indietro per andare a recuperare qualcosa che mi servirà per andare avanti di nuovo con più forza e dando una risposta alla mia condanna e a quella degli altri compagni. Soprattutto cercando di far arrivare ancora con più voce tutta la mia SOLIDARIETÀ E COMPLICITÀ ai compagni detenuti per il nostro e altri processi.

Lo farò anche tornando a scrivere, in particolar modo, ad Anna e Alfredo a cui non avevo più scritto perché il “postino aveva dimenticato” il mio indirizzo di casa a parte per bollette e altre rotture di palle, e quindi per evitare che la nostra corrispondenza finisse sulla scrivania di un miserabile che se ne sarebbe servito per alimentare la mole di atti giudiziari. Non gli ho più scritto ma nei miei pensieri hanno camminato con me quotidianamente in questi anni e continueranno a camminare con me fino a quando non lo potranno fare da individui liberi. Una miserabile condanna non mi allontanerà mai da loro perché lo ripeterò fino alla nausea che sono e rimangono miei compagni, fratello e sorella ai quali sarò sempre Solidale e Complice!

Quindi a te Sparagna dico “Nun te fruscià!” (dal napoletano “non farti illusioni”).

Per l’insurrezione, per l’anarchia!

Gioacchino Somma

Testo di Alfredo Cospito per l’assemblea di Bologna del 9 giugno

17 Giugno 2019 Commenti chiusi

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Ritengo importante che i compagne-i anarchiche-i con visioni e pratiche diverse si incontrino su questi temi. Per quanto limitato questo è il mio contributo, solo qualche spunto di riflessione critica.

Prima di affrontare dall’interno della “bestia” l’argomento per il quale vi siete riuniti e dire la mia sulle cose “positive” e negative di un AS2 e su come contrastare (secondo me) la repressione che ci sta colpendo bisognerebbe chiarire alcuni punti, farsi almeno due domande… La repressione sta realmente aumentando nei confronti degli anarchici-e? …perché? Qual è la pratica che ha costretto il “potere” a diventare più aggressivo nei nostri confronti?

Che la pressione stia aumentando d’intensità non c’è alcun dubbio. Lasciamo perdere per il momento la normale amministrazione giudiziaria per accuse e condanne per fatti specifici, e soffermiamoci su delle anomalie che sono (secondo me) significative perché indicative di una tendenza. I due anni e mezzo con aggravante di terrorismo per la stampa di un giornale “KNO3” in cui due dei condannati erano inquisiti per attacchi diretti a persone. Gli arresti di Torino con il contorno traballante di accuse di associazione per un opuscolo strumentalmente e assurdamente collegato a pacchi bomba indirizzati a colpire direttamente delle persone ci fanno pensare che qualcuno all’interno delle istituzioni comincia ad aver paure degli anarchici-e. Arresti con accuse di terrorismo e associazione per dei giornali ed opuscoli non sono una cosa da sottovalutare, sono (secondo me) sintomo di una preoccupazione reale da parte dello stato. Sono indicatori che qualcuno-a teme la tendenza degli anarchici-e a fare il “salto” da azioni “simboliche” contro strutture ad azioni “meno simboliche” ad uomini e donne al servizio del “potere”. Temono talmente tanto questa possibile “deriva” da colpire alla cieca senza distinguere tra parola scritta ed azione. (Non voglio a questo punto disquisire su cosa sia “simbolico” o meno, sarebbe un discorso troppo lungo e ci farebbe uscire fuori “tema”, tanto meno posso dilungarmi sull’efficienza di questi attacchi a “persone” e sugli strumenti che si sono usati per colpire ci sarebbe tanto da dire…). Successivamente con le condanne e assoluzioni di “Scripta Manent” l’azione dello stato italiano ha fatto un passo avanti, svelandosi meglio… La strategia che lo stato attraverso il tribunale di Torino ha messo in atto è quella classica del “bastone e della carota”. Attraverso la voce del giudice ha tuonato: “Limitatevi a minacciare e vi faremo fare un po’ di galera preventiva, limitati a distruggere le cose e saremo comunque ‘clementi’ ma se andate oltre vi seppelliremo vivi”. Non sempre la “semplificazione” equivale alla falsificazione, spesso la realtà è più lineare di quel che pensiamo. Noi anarchici-e tendiamo sempre a complicarci la vita, lo stato è fatto da persone in carne ed ossa, queste “persone” cosa temono dagli anarchici-e? Temono che qualcuno di loro li aspetti sotto casa, temono che gli anni “bui” (per loro) ritornino, che la paura ed il terrore cambino di campo. Ce lo dicono loro in tutte le salse, almeno per una volta possiamo dargli credito… Temono il loro incubo peggiore (incubo incredibilmente anche di qualche anarchico-a) il tanto demonizzato “terrorismo”. Prosegui la lettura…

Testo dal carcere di Anna Beniamino

8 Maggio 2019 Commenti chiusi

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Una lettera dal carcere dell’Aquila di Anna che ci racconta dettagliatamente l’organizzazione delle giornate nei moduli femminili AS2 e l’assurdita’ del mondo carcerario.

Cronache di viaggio e atterraggio nel Regno dell’Aquila [Italia]

Sveglia anticipata sabato 6 aprile: trasferimento in 3 dall’AS2 di Roma Rebibbia con destinazione L’Aquila. In pratica la sezione AS2 a Rebibbia è stata chiusa nei giorni successivi al nostro trasferimento, e si può ipotizzare un suo cambio d’uso in AS3, visto il sopraffollamento in cui vivevano le detenute accusate e/o condannate per 416 c.p. (una cosa analoga era avvenutaa nel marzo 2017 quando l’intera AS2 femminile – comuniste e anarchiche – di Latina era stata spostata a Rebibbia, convertendola poi in AS3). Quella in cui ci troviamo ora l’AS2 abruzzese, che ha il triste primato di essere ormai l’unica sezione di Alta Sicurezza femminile, classificata AS2, sull’italico suolo. Si tratta di una microsezione di 4 celle singole, chiamata “sezione gialla”, uno spazio configurato e utilizzato in passato come 41bis femminile, e che ora ospita oltre a noi “nuove giunte” (mi si perdonino gli eccessi di terminologia galeotta, ma questo è), anche una prigioniera di religione musulmana classificata AS2: quest’ultima, dopo la liberazione a febbraio delle altre 2 recluse nella sezione, è stata più di 20 giorni in isolamento, per cui si può presumere che il nostro arrivo sia servito a togliere dall’imbarazzo il DAP per questa sua condizione. Sin dall’inizio è risultata evidente una gestione militaresca e demenziale da parte dei GOM (è loro, qui a L’Aquila, la gestione della sezione), che vorrebbero applicare il rigore e il controllo propri del 41bis. D’altra parte la galera aquilana ospita 41bis maschile e femminile (dove è murata viva da anni l’unica prigioniera comunista classificata in questo regime), una REMS, sezioni di AS3, la nostra di AS2 e una sezione di “comuni”, una ventina, che fungono da lavoranti visto che il resto del carcere è blindato. La prima mossa della direzione è stata il tentativo di una barocca applicazione dell’articolo 18 o.p. sulla censura della corrispondenza e della stampa, spiegata da un’ispirata ispettrice GOM e giustificata dal fatto che l’AS2 preveda in automatico la censura (questione che spetta invece non al carcere, ma all’autorità giudiziaria di competenza di ognuna di noi), arrivando anche all’assurdo di un’eventuale valutazione di applicazione di 41bis per qualcuna di noi. Le motivazioni che ci sono state fornite sono sintomo di una (patologica) mania di onnipotenza, di potere, che coinvolge tutta la scala gerarchica, dalla direttrice all’ultima agente.
Dopo una settimana di blocco effettivo della corrispondenza in entrata e uscita, contornato da discussioni con divise di ogni ordine e grado, è emerso che la c.c. de L’Aquila, più realista del re, aveva chiesto ai vari tribunali di competenza suddetta censura di quotidiani “per evitare contatti con la zona di provenienza criminale”, e della corrispondenza vista l’allerta dei “superiori uffici del DAP ad estendere un maggior controllo e monitoraggio sulla corrispondenza della detenuta in oggetto, soprattutto in questo momento storico che vede coinvolta l’Europa tutta in una serie di attentati terroristici”: è insomma censurabile sia la stampa della zona di provenienza (sic) che qualsiasi scritto dell’universo mondo. Dopo richieste di delucidazioni, il capolavoro della logica è stato svelato: era una semplice richiesta prestampata. Peccato che appunto i criteri valutativi della censura siano quelli del 41bis, secondo i quali fra l’altro, è previsto il concreto ritaglio degli articoli del quotidiano, che viene mondato dalle notizie pericolose.
Sono continuate nei giorni successivi a emergere altre usanze tipiche del 41bis, la cui continua contestazione provoca una manciata di rapporti disciplinari, pratica locale molto in voga: ne abbiamo totalizzati 9 nella prima settimana, 6 nella seconda, per futili motivazioni e arbitrarie, se non inventate, interpretazioni. Tali usanze riguardano l’uso maniacale del metal-detector ad ogni ingresso e uscita dalla cella, dal passeggio, dalla socialità, senza dimenticare quelli della doccia – se ne contano dalle 12 alle 16 volte; l’impossibilità di avere CD e lettore e di ascoltare musica (sono utilizzabili solo per misteriosi e non meglio specificati “motivi di studio”); il numero di libri permessi in cella, solo 4, con l’aggiunta del Corano o altro testo religioso e Codice Penale (alla richiesta di sostituire breviari religiosi o penali con qualcosa di più consono… i GOM dimostrano scarso senso dell’umorismo); il numero contingentato di vestiario in cella, oltre che di generi di uso e consumo, quel poco d’altro che si può avere, viene tenuto in un armadietto esterno a cui si accede sotto controllo visivo e conteggio da parte delle guardie tramite apposita tabella; l’impossibilità di portare all’aria carta e penna; l’ordine, il controllo, la conta da parte delle GOM, che contano minuziosamente ogni cosa e aggiornano le loro debite liste di tutti gli oggetti tenuti in cella e nel magazzino, e verificati nelle due perquisizioni settimanali. Il passeggio dell’aria è di pochi metri (8×10), e la cosiddetta “socialità” è una barzelletta di cattivo gusto che dovrebbe assolvere negli stessi orari e nella stessa stanzetta spoglia (una ex sala colloqui) le funzioni di socialità (c’è solo un tavolino con 4 sedie), palestra (c’è solo una cyclette), e luogo di preghiera. Lo spezzettamento della giornata imposto (ore 7 apertura blindo, 7:15 ritiro posta, 7:30 carrello colazione, 8 battitura, 9/11 aria, 11:30 vitto, 12/13 condivisione pranzo, 13/15 socialità, 15 battitura, 15:30/17:30 aria, 17:30 vitto) assieme al controllo visivo pressoché continuo, dato l’obbligo del blindato aperto fino alla chiusura alle 20, tranne un’ora e mezza un cui è consentito accostarlo dopo pranzo, sono tipici di un carcere caserma. Insomma, se la sezione AS2 risulta non avere un regolamento vero e proprio, ha di fatto adottato norme da 41bis con le relative pressioni, ovviamente senza chiamarlo come tale (l’unico regolamento interno della gabbia aquilana risale al 2002, periodo fra l’altro in cui i circuiti di AS non erano ancora stati istituiti), ma modificandone solo alcuni aspetti, come ad esempio poter tenere in cella il fornelletto anche dopo le 20, o poter condividere il pranzo.

Per quel che riguarda la convivenza, dopo qualche giorno “blasfemia”, o meglio ateismo anarchico e religione sono parsi ben poco compatibili per la detenuta musulmana, che ha chiesto il trasferimento per “incompatibilità”, per cui la direzione se la risolve per ora con un divieto d’incontro particolarmente odioso e ridicolo viste le ridotte dimensioni della sezione, che cerchiamo di contrastare vista la condizione di isolamento di fatto. Il tentativo di sperimentazione carceraria applicato dal DAP pare traballare, vista l’ingestibilità ammessa dalle stesse guardie locali.

Ultima nota di colore: non riuscendo ad applicare la censura, almeno a chi non l’aveva già, la direzione ha comunque disposto il trattenimento del temutissimo, a quanto pare, libro “Cucinare in Massima Sicurezza”. Viene da chiedersi cosa mai disporrà la “competente” Autorità Giudiziaria.

Non c’è comunque da stupirsi della brutale stupidità dell’istituzione totale, soprattutto quando questa si manifesta chiara, palese nella sua ottusità.
Quello che però abbiamo avuto modo di tastare con mano è quanto sia sempre utile gridarglielo in faccia.

Dalla sezione AS2 aquilana

Condanne Scripta Manent + Testo

26 Aprile 2019 Commenti chiusi

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Condannati i compagni anarchici:

Alfredo Cospito ad anni 20

Anna Beniamino ad anni 17

Nicola Gai ad anni 9

Alessandro Mercogliano e Marco Bisesti ad anni 5.

Assolti gli altri imputati. 

Segue testo di Gioacchino Somma

Era tutto pronto fin dal mattino: giornalisti e dirette tv sulla tv nazionale…

Non si è fatto mancare nulla il miserabile magistrato di Torino, Roberto Sparagna, per mettere pressione su una banda di altrettanti miserabili (o giuria popolare capitanata dal giudice Alessandra Salvadori).

Un povero demente in cerca di visibilità che dopo aver traslocato dalla procura antimafia a quella per terrorismo, è riuscito ad arrivare dove per decine di anni altri miserabili dei suoi colleghi hanno fallito: associazione sovversiva con finalità di terrorismo.

Già me lo vedo tra qualche giorno seduto sulle poltrone di casa Vespa a “Porta a Porta”, in compagnia di qualche criminologa fallita a raccontare cosa sia l’anarchismo e come si divide in gruppi, gruppetti, buoni e cattivi e le sue gesta eroiche contro la F.A.I.-F.R.I.

Vorrei ricordare al miserabile sostituto procuratore che nonostante le pene elevate che hai ottenuto contro i nostri compagni, fratelli e sorelle Alfredo, Nicola, Anna, Marco e Alessandro, hai vinto una piccola battaglia… la guerra contro lo Stato ed i miserabili come te sarà lunga.

Sono cosciente che queste poche righe andranno ad aggiungersi ad un’altra quantità di merda che vomiterai sui prossimi atti giudiziari in corte d’appello, ma non è mio problema…

Non pensare mai che mi togli il sonno con le tue minacce perché già c’hanno provato i tuoi colleghi inquisitori in passato, e se oggi tu parli di me vuol dire che resto sempre in piedi e non arretro di mezzo millimetro. Inoltre continuerò a fare quello che so fare di meglio: prendere il tuo bel piano di merda e ribaltartelo contro.

Alfredo, Nicola, Anna, Marco e Alessandro non li vedrete mai seppelliti nei vostri lager!
Loro sono con noi ogni giorno, ora, minuti e istanti, e non mancheremo mai di fargli sentire il nostro calore, la nostra solidarietà e la nostra complicità fino a quando non li avremo di nuovo tra noi.

Questo sarà per loro e per tantissimi altri compagni anarchici detenuti in ogni lager del mondo.
Questo sarà fino a quando delle vostre istituzioni e delle vostre carceri non rimarranno che le ceneri.

Per sempre nemico vostro!
Per l’insurrezione, per l’Anarchia.

25/04/19
Somma Gioacchino

GRECIA: usare le idee come prove – il laboratorio della repressione dello stato greco

31 Marzo 2019 Commenti chiusi

Liberamente tradotto da

Dopo diversi tentativi falliti in tutta Europa per incastrare gli anarchici e gli altri anti-autoritari con accuse di cospirazione e terrorismo, lo stato greco è in prima linea nello sviluppo di nuove strategie legali per attaccare i movimenti sociali. L’articolo 187A del codice penale greco esiste dal 2004, ma l’anno scorso i funzionari greci l’hanno usato in modo nuovo contro Nikos Romanos e altri prigionieri anarchici, condannandoli e sentenziandoli a molti anni di reclusione sulla base di una nuova interpretazione dell’articolo. Indipendentemente dal fatto che questi verdetti siano rovesciati nelle corti superiori, i processi indicano un importante spostamento strategico nel monitoraggio dei movimenti sociali in Grecia. Offrono un importante segnale di avvertimento sulle nuove forme che la repressione può assumere in tutto il mondo mentre il conflitto sociale si intensifica.

Le leggi greche antiterroriste derivano in gran parte dalle direttive delle Nazioni Unite e dall’Europa; in gran parte sono state fatte nel periodo posteriore all’11 Settembre. Il governo socialdemocratico del PASOK introdusse la maggior parte della legislazione Greca antiterrorista nel 2001 ; in quel momento era diretto principalmente ad organizzazioni criminali. Ma nel 2004, il governo di destra Nueva Democracia (Νέα Δημοκρατία ) introdusse un nuovo capo d’imputazione: “organizzazione terrorista”. L’infame articolo 187A apparve in questo pacchetto legislativo. Introducendo un nuovo capo d’imputazione: “organizzazione terrorista”.

L’articolo187A definisce la natura e la portata delle chiamate organizzazioni criminali e terroriste e descrive anche il ruolo del terrorista individuale all’interno di un’organizzazione. In entrambi i casi, non é necessario che si commetta un delitto reale per determinare che una persona ha partecipato in un atto coordinato contro lo stato, e quindi può essere incarcerato per molti anni. L’articolo da al giudice la facoltà di interpretare le prove, proporzionate dalla polizia, anche se lo stesso deve considerarle opportune. Questo é già successo in molti arresti e incarceramenti di lungo termine, principalmente contro anarchici e antiautoritari.

Quando Nikos Romanos e altri anarchici hanno affrontato il giudizio, lo scorso anno, il pm ha enfatizzato ripetutamente: “Sono anarchici, quindi le loro azioni sono terroriste.” Questa frase riassume il messaggio che lo stato greco, vuole inviare.

Il caso di Nikos Romanos ce lo mostra chiaramente.Éé stato sentenziato a 15 anni e 10 mesi di prigione nel 2014 , dopo che la polizia l’arrestó e torturó brutalmente per avere espropriato una banca a Venvento, Kozani. Inoltre accusano lui ed altri cinque di partecipare a una presunta organizzazione terrorista, la Cospirazione delle Cellule di Fuoco; tutti gli accusati lo negano. Lo stato non ha mai dimostrato che facevano parte di questa rete e di conseguenza, non li condannono per accuse di cospirazione o terrorismo.

Considerando che l’ accusa per le prove é troppo alta affinché lo stato incarceri questi anarchici per partecipare in una lotta collettiva, i funzionari si sono inventati una nuova strategia, per il processo. A questo proposito la presenza dell’articolo 187A processa una idea. Questa strategia colpisce il cuore del movimento anarchico ingovernabile greco che si basa soprattutto su di un etica condivisa. Quando Nikos Romanos ha affrontato le accuse addizionali insieme ai suoi compagni nel 2018 , già non veniva accusato di realizzare atti di terrorismo collettivo; ma veniva accusato di essere un terrorista individuale sulla base delle sue idee. La conseguenza é stata che ha ricevuto una pena più severa per essersi dichiarato anarchico piuttosto che per rubare una banca .

Non é un caso che l’articolo 187A sia stato usato per la prima volta in questa maniera contro un anarchico che era anche amico di Alexis Grigoropoulos, assassinato dalla polizia nelle strade di Exarchia e non é nemmeno una coincidenza che le autorità abbiano usato l’articolo 187A contro Romanos dopo lo sciopero della fame che portó avanti in carcere nel 2014, il che provoco scontri massivi in Grecia e proteste di solidarietà in tutto il mondo. Le autorità greche sperano di schiacciare la corrente più militante del movimento anarchico e dare agli altri una falsa sensazione di sicurezza, come se quello che successe a Nikos Romanos fosse un caso isolato di un estremista che riceve un castigo estremo e che potrebbe coinvolgere la repressione in tutti i movimenti sociali in Grecia. In linea di massima il giudizio per terrorismo individuale e destinato a rompere qualsiasi forma di solidarietà facendo in modo che le persone abbiano paura di difendere qualcuno nemico dello stato e allo stesso tempo essere considerate terroristi individuali.

L’unico modo di contrattaccare questa strategia e creare una solidarietà abbondante al posto di quella scarsa che pretendono produrre. Non si tratta solo di Nikos Romanos e altri anarchici specifici arrestati. Si tratta del futuro della resistenza in se e non solo in Grecia.

Dobbiamo analizzare l articolo 187A in un contesto più ampio. Durante più di un secolo i Balcani hanno funzionato come un laboratorio stradale per sperimentare odio nazionalista, fomentare guerre civili e schiacciare i movimenti sociali. Non c’é dubbio che la Grecia abbia uno dei movimenti anarchici più prosperi e attivi in Europa; ed e per questo che altri paesi la osservano con attenzione per questa ragione. Allo stesso modo per cui la Germania esporta tecniche di controllo di massa e gas lacrimogeni al sud , quello che succede in Grecia, potrebbe essere esportato come un modello per distruggere i movimenti in altri luoghi.

Dopo l’auge e l’inevitabile tracollo di partiti politici di sinistra come Podemos, Syriza y Die Linke in Europa, e l’auge e l’egualmente inevitabile salita dei partiti politici e governi di destra ed estrema destra e apertamente pro-fascisti in Ungheria. Austria e Polonia e Italia. I politici di centro stanno tentando disperatamente forme per mantenersi vivi dove il potere glielo permette.

I partititi di centro estremo devono dimostrare di essere alternativa razionale ai movimenti di destra e sinistra.

In una situazione assurda in cui la neoliberale guerrafondaia, Angela Merkel, si è apparentemente trasformata nell’unica che difende i diritti dei migranti, è chiaro che coloro che sono al centro intendono distinguersi falsamente dalla destra attraverso un discorso di liberalità riformista, quello dei “Diritti umani”, mentre allo stesso tempo deportano i migranti nelle zone di guerra e li privano della dignità umana nelle prigioni di massima sicurezza e nei campi profughi in tutta Europa.

Ma quelli che sono al centro devono fare qualcosa di più che mostrare semplicemente di essere più razionali e ragionevoli dell’estrema destra. Essi devono anche dimostrare che i valori della vera solidarietà, il sostegno reciproco, l’uguaglianza, l’orizzontalità, anticapitalismo, anti-sessismo e l’auto-organizzazione non sono la risposta alla crescente ondata di politiche fasciste e le crisi ambientali ed economici della nostra epoca . Devono scoprire come indirizzare i capri espiatori all’interno dei movimenti sociali. Ecco perché stanno mettendo alla prova l’anarchismo, ma non solo gli anarchici. Per conservare il potere, devono impedire alle persone di sviluppare la capacità di immaginare altre forme di organizzazione sociale al di là del capitalismo e dello Stato. Introducendo e ampliando i metodi più severi di repressione, quelli nel centro ci spingono sempre più velocemente verso uno stato di centro estremo in cui la destra non ha bisogno di prendere il potere per attuare la sua agenda, perché le politiche del centro stesso creano di fatto fascisti sul terreno.

Devono scoprire come riferirsi ai capri espiatori dentro i movimenti sociali. E per questo che stanno facendo le prove con l’anarchismo, e non solo con gli anarchici. Per conservare il potere, devono evitare che le persone sviluppino la capacita di immaginarsi altre forme di organizzazione sociale che vadano più in la del capitalismo e dello stato. Introducendo ed espandendo i metodi più duri di repressione, quelli del centro ci spingono sempre più rapidamente verso uno stato di centro estremo, in cui dalla destra non ha bisogno di prendere il potere per migliorare la sua agenda perché le politiche del centro sono in se stesse fasciste nella pratica.

I giudizi in virtù del articolo 187A, l’introduzione di leggi sempre più restrittive e la crescente impunitá della polizia e dei militari in tutto il mondo costituiscono un attacco alle nostre comunità e la possibilità di una possibile collettivizzazione. Si tratta di un tentativo per dividerci, isolarci e abbatterci, in maniera tale che dovremmo accettare qualsiasi ingiustizia che lo stato ci imponga. La costruzione del terrorista individuale come nuovo obbiettivo per l’applicazione della legge solo sulla base ideologica, sta minacciando tutti quelli che si permettono di mettere in dubbio l’ordine stabilito.

In queste circostanze, praticamente qualsiasi persona può essere perseguita. L’unico modo di lottare contro tutto questo e rimanere uniti.

La seguente intervista con Nikos Romanos e apparsa originalmente in greco in Apatris, un periodo anarchico di strada in Grecia .

 

Dichiarazione finale al tribunale di Torino del compagno anarchico Jack

16 Marzo 2019 Commenti chiusi
Oggi più che mai, dopo due anni dall’inizio di questo processo che mi vede imputato insieme agli altri miei compagni, fratelli e sorelle anarchici e dopo aver lasciato parlare e raccontare con una non sorprendente fantasia malata il qui presente pubblico  ministero, riaffermo con più forza di prima il mio essere anarchico, individualista e per l’insurrezione.
L’aver letto migliaia di pagine di atti giudiziari, scritte a più mani dai vari inquisitori napoletani e torinesi, ha fatto crescere in me, 
ancor più di prima, la convinzione che ogni tanto è meglio passare un guaio giudiziario che pensarla come voi. Mi tengo stretto le mie idee che a voi non piacciono perché mirano alla distruzione di tutto ciò che ha a che fare con il vostro miserabile mondo. Fosse stato per me non sarei mai nato, ma altri hanno deciso per me e allora a questo mondo non mi resta che starci a modo mio.
Non farò mai parte del gregge a cui voi assegnate il tragitto per il pascolo…Io sono diverso, preferisco eludere i sentieri e camminare con i lupi.
 
Colpevole o innocente?
No, grazie. Lascio a voi questo lurido giochetto.
Sono anarchico e quindi sarò sempre vostro nemico!
Io sto con i miei fratelli e le mie sorelle che tutt’ora tenete rinchiusi nei vostri lager di Stato.
Sono solidale e complice con Alfredo, Nicola, Alessandro, Danilo, Marco, Anna, Valentina e tutti i compagni anarchici detenuti anche per altre inchieste in tutto il mondo… dal Sud America alla Grecia!
Non sarà la minaccia della lama di una condanna che mi pende sulla testa a farmi allontanare da loro. Mi ha fatto male non potergli scrivere in questi due anni, ma avevo deciso di non regalare più perle ai porci…e sia chiaro che i porci non sono i miei fratelli e le mie sorelle prigioniere ma quelli che mi hanno pedinato per sei anni; quelli che hanno ordinato di posizionarmi una microspia in camera da letto e quelli che ascoltavano ogni cosa avvenisse nella mia camera da letto. Fortunatamente avevo tappato gli occhi al vostro caro e fottutissimo “Agente Elena” che tutt’oggi vegeta nel mio computer. Spero di avervi regalato solo materiale per farvi fare “seghe mentali” e non per altro…
 
Lo ritengo un complimento l’essere definito “terrorista” da parte di uno Stato che, attraverso il suo braccio armato, uccide nelle sue questure, nelle sue caserme e nelle sue carceri; che da sempre è la facciata istituzionale della Mafia, della Camorra, della  ‘Ndrangheta e della  Sacra Corona Unita, nonché autore di stragi di piazza, sui treni, sugli aerei ed ultimamente affonda barconi carichi di persone che scappano dai loro territori natii a causa delle guerre che l’occidente ha portato nei loro paesi.
Ebbene si, voglio sovvertire tutto questo!

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Aggiornamenti sui processi del Brennero

8 Febbraio 2019 Commenti chiusi

ripreso da RoundRobin.Info

Il 25 gennaio 2019, c’è stata l’ultima udienza filtro del primo processo (con numero di procedimento 8668/16) che vede imputate 64 persone generalmente per i reati di travisamento, interruzione di pubblico servizio e radunata sediziosa. Probabilmente con questa udienza verrà fissato il calendario delle udienze di dibattimento di questo processo.
Il 12 aprile invece ci sarà la prima udienza preliminare del secondo processo (con numero di procedimento 8647/16) che vede imputate 63 persone generalmente per devastazione e saccheggio, radunata sediziosa, interruzione di pubblico servizio, resistenza, lesioni personali, violenza privata, porto di oggetti atti ad offendere. Ovviamente non tutti si vedono contestati gli stessi capi di imputazione.
Precedentemente le udienze sono state spesso rinviate per difetto di notifica ed è possibile che questo riaccada.

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Qualche nota sul compagno Sebastián Oversluij Seguel, “el Angry”

23 Gennaio 2019 Commenti chiusi

El Angry, cosí era chiamato Sebastián, è stato un compagno anarchico cileno componente del gruppo Palabras en Conflicto, conosciuto negli ambienti di Liberazione Animale e del Rap AntiAutoritario.

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Ascoltando un’intervista al compagno del 2006 (credo avesse meno di 20 anni), lui stesso dice di essersi avvicinato all’ideologia anarchica tramite le esperienze fatte in strada nel suo quartiere, a partire dai 15 anni; insomma diventa un anarchico di prassi tramite la vita vera e le esperienze vissute, che gli fecero aprire gli occhi sullo stato di cose nelle terre cilene e decidere di cercare di migliorare e migliorarsi attraverso questa ideologia liberatrice. In questa intervista sottolinea l’importanza della controinformazione, la produzione e distribuzione di fanzine, dei graffiti e anche della musica; parla del rap libertario o anarchico come forma di propaganda per avvicinarsi e diffondere il pensiero acrata alle persone: insomma il Rap come mezzo e non come fine puramente estetico e autoreferenziale.

Nel 2009 esce il primo disco dei Palabras en Conflicto chiamato “HipHop en Guerra(scaricabile qui). L’anno successivo pubblicano “Guerra a la sociedad” (scarica) e nel 2012 “Palabras” (scarica), in cui comincia a esplorare un nuovo modo di rappare e sonoritá differenti.

Dall’attento ascolto di questi dischi si denota la parabola artistica e interiore di Sebastián: da uno scontento concreto e reale che lo porta su posizioni anarchiche, passa (nel secondo disco) a un pensiero più sottile e articolato di tipo antisociale e anticivilizzatore, per poi approdare nell’ultima fase al nichilismo.

Mercoledì 11 dicembre 2013 alle 9.30, Angry e altri compagni fecero ingresso in una filiale della Banca di Stato a Pudahuel, nella provincia di Santiago del Cile, con l’intenzione di espropriarla. Sebastián entrò nella banca estraendo una mitraglietta e gridando che si trattava di un assalto ma la guardia di sicurezza sparò 11 colpi, colpendo il compagno 5 volte, di cui 2 alla testa, mettendo fine alla sua esistenza. L’assassino si chiama William Vera, all’epoca 28 anni, di professione servo dei potenti, il quale dopo essersi formato nella Scuola dei Sottufficiali dell’Esercito, partecipò a una missione militare ad Haiti, fece un corso per la protezione di persone importanti (PPI) negli Stati Uniti e andò anche in Iraq come guardia privata…insomma un mercenario pezzo di merda. La strana coincidenza è che il suddetto assassino lavorava abitualmente come guardia privata in un’altra banca ma quella mattina si trovava a Pudahuel per sostituire un altro verme come lui. Caduto al suolo Sebastián riesce a liberare una scarica di colpi che però si scontrano contro il tetto e i vetri mentre il verme lo stecchisce a sangue freddo.

Ora, senza voler entrare nel merito del tema dell’espropriazione, riflettiamo semplicemente sui fatti e poi ognunx decida cosa pensare a riguardo: Angry stava attaccando una banca, la cassaforte per antonomasia dei potenti della terra, un edificio di quattro mura che custodisce quella sporca moneta per cui tanto la gente si sbatte. A farlo fuori un mercenario, cioè uno che vende la sua vita e i suoi infami servizi al miglior acquirente, poco importandogli, visti i suoi trascorsi, se questi fossero guerrafondai o banchieri. Una merda che si vende a delle merde per difendere l’oggetto del desiderio più merdoso di questa merda di mondo.

Fate vobis.

Nasce R.A.A.P.

22 Gennaio 2019 Commenti chiusi

R.A.A.P. (RimeAntiAutoritariePolimorfiche)

Mientras la lucha permanezca, yo viviré”

El Angry

Comincio individualmente questo blog con l’intenzione di circoscrivere una certa tendenza di concepire e fare rap, provando a riscattare le sorti di questa splendida espressione artistica dalla mercificazione dilagante degli ultimi almeno 10-15 anni e dalla sua commercializzazione e diffusione di massa nelle sue espressioni più becere. L’ennesimo boccone fagocitato e risputatoci impacchettato in formato compresso e scaricabile .pop

Allo stesso tempo si vuole diffondere attraverso uno strumento informatico agile come il blog su una piattaforma quale Autistici, indipendente e autogestita, il Rap AntiAutoritario nelle sue molteplici forme, stili, influenze e latitudini, creando un canale indipendente che funga da cassa di risonanza per la musica, i testi, le voci e le molteplici esperienze che spesso certi album e certe canzoni si portano dietro. E perché no? Fare da rete per connettere situazioni e personaggi che altrimenti non si annuserebbero neppure.

Ma proviamo ad andare per ordine anche se non é il mio forte. Provo a spiegarvi questo RAAP che non è una banda armata, anche se ha un arsenale di rime nascoste nei meandri dei peggio posti.

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