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Archivio per la categoria ‘notizie’

Sentenza d’appello del processo “Panico”

7 Maggio 2021 Commenti chiusi

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l 4 maggio 2021 si è concluso abbastanza rapidamente il secondo grado del processo Panico presso la corte d’appello di Firenze.

Riassumendo, tra le novità principali c’è la caduta del reato associativo (416 – a delinquere) per nove compagni condannati in primo grado e l’assoluzione di Giova per i fatti di capodanno (da una condanna di 9 anni e 10 mesi passa a 3 mesi per una scritta). Restano pesanti le condanne per i fatti del Melograno (la rissa con gli sbirri fuori da un concerto) per cui due compagne sono state assolte ma altri cinque sono stati condannati con pene tutte intorno ai 3 anni e mezzo. Rimane invariata anche la pena della compagna accusata di rapina per aver sottratto due bottiglie di vino del valore di 20 euro (2 anni e 3 mesi più multa), nonché le condanne (anche se abbassate rispetto al primo grado) per l’assalto e il petardone alla libreria di CasaPound (gennaio–febbraio 2016). Infine, Ghespe e Paska sono stati condannati per i fatti di capodanno, con pene ridotte da 9 anni (Ghespe) e 9 anni e mezzo (Paska) in 8 anni per entrambi.

I giudici si sono presi 90 giorni per depositare le motivazioni e quindi si calcola che a metà ottobre scadrà il termine per il ricorso per cassazione.

Ai condannati va tutta la nostra solidarietà, così come ai compagni anarchici prigionieri, tra cui quelli delle operazioni Scripta Manent, Prometeo, Bialystok; ai compagni in sciopero della fame; a quelli che sopportano misure restrittive, ai sorvegliati speciali. Forza!

Un enorme grazie ai tanti, tantissimi, che ci hanno portato solidarietà in questi anni.

Grecia: Sentenza del processo contro Vaggelis Stathopoulos, Dimitris Chatzivasileiadis e D. M.

2 Maggio 2021 Commenti chiusi

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Venerdì 23 aprile 2021, presso il tribunale di Loukareos ad Atene, è stata emessa la sentenza contro gli anarchici Vaggelis Stathopoulos (imprigionato) e Dimitris Chatzivasileiadis (in clandestinità da ottobre 2019) e contro il terzo imputato, D. M. Il processo ha fatto seguito all’operazione repressiva dell’8−9 novembre 2019 ad Atene. Gli imputati sono stati accusati a vario titolo di una rapina a mano armata in un’agenzia di scommesse, in cui rimase accidentalmente ferito il compagno Dimitris Chatzivasileiadis (21 ottobre 2019), del possesso di un deposito di armi e di partecipazione all’ Organizzazione di Autodifesa Rivoluzionaria [Οργανισμός Επαναστατικής Αυτοάμυνας, OEA]. Prosegui la lettura…

Aggiornamenti su Natascia dal carcere di S. Maria Capua Vetere

1 Maggio 2021 Commenti chiusi

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Lo scorso 13 marzo Natascia è stata trasferita dalla sezione AS3 del carcere di Piacenza a quella del carcere di Santa Maria Capua Vetere. L’avvocato è stato avvertito dal carcere di arrivo. Dopo una decina di giorni di isolamento per quarantena, è stata trasferita in sezione in una cella che le stesse guardie chiamano “cubicolo”: una cella singola dove invece sono rinchiuse due persone, che con l’arrivo di Natascia sono diventate tre. A quanto pare, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il sovraffollamento è cronico.

Nonostante Natascia sia stata inserita in sezione, con lei non valgono le stesse regole che valgono con le altre detenute in AS3.
Non appena arrivata le hanno requisito i cd e il lettore e, nonostante le sue proteste, la situazione ad oggi è rimasta invariata.
La quantità di libri (una borsa) che Nat aveva con sé al suo arrivo nel carcere di S. Maria Capua Vetere pare che abbia messo in crisi le guardie al punto che si sono sentite in dovere di porre un tetto a quelli che può tenere in cella: all’inizio 2, quando Nat ha protestato che persino al 41 bis i libri concessi sono 4, l’hanno alzato, appunto, a 4. Prosegui la lettura…

Aggiornamento su Gabriel Pombo Da Silva

22 Aprile 2021 Commenti chiusi

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Aggiornamento su Gabriel Pombo Da Silva (07/04/2021)

Dall`ultimo comunicato sul nostro compagno (diffuso pubblicamente in internet nel luglio dello scorso anno), non sono successe cose che cambino radicalmente la sua situazione ma sì interessanti per chi volesse approfondire la propria conoscenza dell`ingegneria giuridica” e rispettivi labirinti.

I tempi fisiologici della gerarchia tra tribunali continuano ad essere molto lenti e, se inoltre questi tempi rappresentano l`unica arma di cui dispone il potere giudiziario, lo sono ancora di più!

A Gabriel non manca molto per tornare ad assaporare la libertà e chi pretende murarlo vivo lo sa bene… sa bene che non dovrebbe nemmeno stare lì… sa bene che dovrebbero addirittura restituirgli anni di vita!

Tutte le porte strategiche necessarie per liberarlo sono aperte e, poco a poco, qualcosa si vede… qualcosa si muove. Applicano piccole dosi di “diritto” come se fossero gocce omeopatiche… tutte le redenzioni che dovrebbero riconoscergli sembrano delle “grazie” o sono il frutto di un sforzo sovrumano. Da quando lx anarchicx credono nello “stato di diritto”? Prosegui la lettura…

Dimitris Koufodinas termina lo sciopero della fame

15 Marzo 2021 Commenti chiusi

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14 Marzo 2021 – Dichiarazione di Dimitris Koufodinas

“La solidarietà è la condizione vitale che ci unisce nelle lotte. Ringrazio gli amici e i compagni che sono stati solidali. Ringrazio tutte le persone per il loro sostegno, che non è stato il sostegno ad una persona, ma ad un momento di lotta contro un potere disumano.

Solidarietà e sostegno che hanno dimostrato che esistono forze sociali vive che resistono all’arbitrio, alla violenza e all’autoritarismo. E questa è una nuova speranza. La famiglia al potere ha dimostrato quanto sia spietata nel non rispettare neanche le sue stesse leggi e la Costituzione, nell’amministrazione della giustizia. Questi vengono giudicati dalle persone che scendono in piazza. Quello che sta succedendo là fuori è molto più importante di quello per cui è iniziato.

Di fronte alla potenza di queste lotte, dichiaro da parte mia che con il cuore e con la mente ci sono anche io, in mezzo a voi”.

Diamo voce al loro coraggio – presidi sotto le carceri

30 Gennaio 2021 Commenti chiusi

Contro l’istituzionalizzazione della Lott(A)

23 Gennaio 2021 Commenti chiusi

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La presentazione della nuova giunta comunale napoletana, -si ipotizza l’ultima- dell’ ex-Magistrato De Magistris, ha innaffiato non poche critiche da parte di quella schiera giornalistica partenopea, che riflette al meglio l’anima reale del giornalismo italiano di professione.
Motivo principale di tale critica partita soprattutto dal quotidiano “Il Mattino”, è la presentazione in qualità di assessori, di volti noti alla Digos partenopea, i quali fanno riferimento a realtà antagoniste della città.

Tale questione deve farci riflettere da entrambi i lati. Prosegui la lettura…

Vaggelis Stathopoulos e Polycarpos Georgiadis iniziano uno sciopero della fame in solidarietà con Dimitris Koufondinas (Grecia, 18.01.2021)

21 Gennaio 2021 Commenti chiusi

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Da lunedì 18 gennaio iniziamo uno sciopero della fame di cinque giorni in segno di solidarietà con il prigioniero politico Dimitris Koufondinas.

La solidarietà vincerà.

SODDISFACIMENTO IMMEDIATO DELLE RICHIESTE DI DIMITRIS KOUFONDINAS.

I prigionieri politici,
Vaggelis Stathopoulos
Polycarpos Georgiadis
Carcere di Larissa

Gli indirizzi degli anarchici V. Stathopoulos e P. Georgiadis:

Vaggelis Stathopoulos [Βαγγέλης Σταθόπουλος]
Polycarpos Georgiadis
[Πολύκαρπος Γεωργιάδης]
Dikastiki Fylaki Larissas [Κατάστημα κράτησης Λάρισας]
T. K. 41334 Larissa [Λάρισα] — Greece

Nota: A seguito dell’approvazione di una legge che impedisce ai rivoluzionari imprigionati (e condannati con le leggi antiterrorismo) l’accesso alle carceri rurali, Dimitris Koufondinas è stato trasferito dal carcere rurale di Kassavetia (a Volos) verso il carcere di massima sicurezza di Domokos, al posto che in quello ateniese di Korydallos, che era la destinazione indicata dai documenti del ministero. Come scritto da Dimitris: «[…] Dato che insistono su una legge progettata appositamente per me, devono applicarla, e riportarmi nel seminterrato di Korydallos, nell’ala speciale costruita dal ministro della repressione Michalis Chrysochoidis, per seppellire la 17 Novembre, e dove ho trascorso 16 dei miei 18 anni di carcere». Dal 16 gennaio anche gli anarchici Nikos Maziotis e Giannis Dimitrakis, già imprigionati a Domokos, stanno intraprendendo uno sciopero della fame solidale.

Dichiarazione di Nikos Maziotis e Giannis Dimitrakis sull’inizio dello sciopero della fame in solidarietà con Dimitris Koufondinas (Grecia, 16.01.2021)

21 Gennaio 2021 Commenti chiusi

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Da oggi, sabato 16 gennaio 2021, inizieremo uno sciopero della fame in segno di solidarietà con il compagno Dimitris Koufondinas fino a quando la sua richiesta di essere trasferito nel carcere di Korydallos non sarà soddisfatta.

Denunciamo il suo violento trasferimento all’ospedale per ordine del pubblico ministero, nonostante abbia dichiarato di non volere alcun trattamento medico.

Dal carcere di Domokos,
Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria
Giannis Dimitrakis

[Testo in greco pubblicato in mpalothia.net].

Gli indirizzi dei compagni:

Nikos Maziotis [Νίκος Μαζιώτης]
Dikastiki Filaki Domokou, A. Pteryga
T. K. 35010 Domokos, Fthiotidas — Greece

Giannis Dimitrakis [Γιάννης Δημητράκης]
Sofronistiko Katastima Domokou
T. K. 35010 Domokos, Fthiotidas — Greece

Nota:

Dall’8 gennaio 2021 Dimitris Koufondinas, recluso nel carcere di Domokos, ha iniziato uno sciopero della fame in risposta all’accanimento repressivo dello Stato greco nei suoi confronti e contro i rivoluzionari imprigionati. Nel mese di dicembre è stata approvata dal parlamento greco una legge che, oltre ad aumentare il tempo minimo necessario da trascorrere in carcere prima di ottenere dei permessi di uscita, ha imposto delle limitazioni al trasferimento nelle carceri rurali (strutture in cui i detenuti di lungo corso godono di un regime meno restrittivo e in cui un giorno scontato ne vale tre), vietando l’accesso a questa tipologia di detenzione a coloro che sono stati condannati per reati con finalità terroristiche. Il giorno successivo all’approvazione della legge Dimitris Koufondinas è stato trasferito dal carcere rurale di Kassavetia (a Volos) a quello di massima sicurezza di Domokos, dove si trovavano già imprigionati gli anarchici Nikos Maziotis e Giannis Dimitrakis. Come scritto da Dimitris, la legge e i trasferimenti sono parte di una «vendetta su chi rifiuta di firmare una dichiarazione di pentimento. Vendetta sui reclusi della 17 Novembre, che vedono peggiorate le proprie condizioni di detenzione, vendetta su un anziano e una persona con invalidità, che vengono spudoratamente consegnati alla pandemia. Vendetta su tutti i prigionieri che, per soddisfare l’elettorato di estrema destra [del governo Mitsotakis], durante la pandemia vengono accatastati come immondizia umana in miserabili prigioni, impossibilitati ad avere un contatto con le famiglie». Con lo sciopero della fame da lui iniziato esige l’immediato trasferimento al carcere di Korydallos, ad Atene. A seguito dell’aggravamento delle condizioni di salute è stato trasferito in una struttura ospedaliera, dove si trova sorvegliato. Il 19 gennaio nella capitale ellenica si terrà una manifestazione solidale con Dimitris e i compagni in sciopero della fame.

Dimitris Koufondinas è stato arrestato nel 2002 a seguito dello smantellamento dell’organizzazione marxista-leninista “17 Novembre”. Durante i processi che sono seguiti ha rivendicato la propria partecipazione all’organizzazione.

Ancora devastazione e saccheggio. Solidarietà a chi si è ribellato il 24 gennaio del 2015 a Cremona

21 Gennaio 2021 Commenti chiusi

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C’era da aspettarselo. Dopo che già nel primo troncone del processo per la rivolta del 24 gennaio 2015 emersa a Cremona concluso in cassazione l’anno scorso, dove era stata confermata la devastazione e saccheggio per quattro persone (compreso l’infame Aioub Babassi che ha indicato alla polizia uno dei successivi arrestati per quella giornata), il secondo grado del secondo troncone che vedeva imputati altri tre antifascisti ha ribaltato la sentenza di primo grado della procura di Cremona, la quale aveva derubricato l’accusa di devastazione e saccheggio in una assoluzione e in due resistenze e danneggiamento. Ieri la procura di Brescia ha posto la spada di Damocle della devastazione e saccheggio sulle teste di Filippo, condannato a tre anni e sei mesi, e Sam e Marco, condannati a tre anni.

La rivolta del 24 gennaio di Cremona, come successo per la sommossa contro il G8 a Genova del 2001, i fatti di Milano del marzo 2006, quelli di Roma del 15 ottobre 2011 e, infine, la rivolta contro Expo di Milano del 2015, rientrano in quelle insubordinazioni di piazza che sono state punite col reato di devastazione e saccheggio. Senza dimenticare che ci stanno provando anche per la rivolta contro le frontiere del Brennero del maggio 2016, dove molte compagne e compagni rischiano pene fino a dieci anni di carcere.

La rabbia è tanta: chi decide sulle vite delle persone, sono gli stessi che difendono ogni giorno con le loro sentenze questo mondo dove la devastazione di un intero mondo e il saccheggio dei ricchi sui poveri sono la normalità dei massacri e delle catastrofi che questo sistema produce. Chi non vuole vedere questa banale evidenza è semplicemente un vigliacco.

Quando ci sono individui che non accettano di abbassare la testa, dopo fatti terribili come un compagno in coma per mano di un manipolo di fascisti ben difesi dalla polizia, non può che scaturire incondizionata solidarietà.

Saper da che parte stare in un mondo dove il virus dell’autorità produce un contagio alla servitù e all’obbedienza vuol dire lottare per la libertà e per la fine di qualunque dominio.

Per questo il pensiero vola a chi si è ribellato quel giorno, senza fare delazioni e senza chiedere scusa. Perché la liberazione da questo mondo passa anche dal desiderio di battersi per il ribaltamento di questa società.

Non saranno certo delle sentenze a fermare le rivolte contro questo putrido mondo e chi ha collaborato a massacrare dei ragazzi ad anni di galera non è certo una trascendenza ma qualcosa di terribilmente reale.

Che lo spirito del 24 gennaio continui nelle più svariate forme, per farla finita con il lento genocidio che stiamo vivendo. Chi si rivolta non è mai solo non può essere solo uno slogan, ma ciò che può scardinare l’esistente perché come diceva una vecchia canzone rap, la ribellione è l’unica dignità dello schiavo.

Prosegui la lettura…

FUMO. Storie di rivolta ai tempi del corona

17 Gennaio 2021 Commenti chiusi

Già dall’inizio di marzo, quando le serrande calarono su tutto il paese e gli ospedali si riempirono di contagiati, è stato evidente come certe categorie di persone fossero sacrificabili sull’altare della patria. Tra loro, i detenuti delle carceri italiane.

In questo VIDEO potete trovare un ritratto impressionistico dei fatti che, a inizio marzo 2020, sconvolsero i penitenziari di tutto il paese. Ma sopratutto le TESTIMONIANZE dirette dei pestaggi e delle ritorsioni che ne sono seguite. Parole che ci ricordano quanto sia fondamentale continuare a lottare per la libertà.

Appoggio agli anarchici bielorussi

17 Gennaio 2021 Commenti chiusi

Vi dico onestamente che non so una ceppa di anarchismo nelle aree ex URSS e nello specifico in Bielorussia, anzi, spesso ci sono state situazioni di movimento piuttosto ambigue che sono nate nel grembo delle terre eredi del “socialismo reale”, penso all’Ucraina ad esempio.

Ma vi condivido in ogni caso questo video, in spagnolo, dove sono presenti link e contatti per approfondire la situazione ed eventualmente supportare i compagni in carcere.

More Info Here and here

 

Roma – Rebibbia: al G12 dilagano i contagi, lo stato risponde con manganelli e gas contro i detenuti in protesta

17 Gennaio 2021 Commenti chiusi

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riceviamo e pubblichiamo

Sono giorni sempre più difficili per chi è in carcere e per noi che abbiamo i nostri cari lì dentro. Non mancano le proteste perché la situazione è al collasso. Anche a Rebibbia il Covid è arrivato come una tempesta e ci sono molti contagi.

Al G12 la situazione è la seguente: i contagi da Covid sono saliti vorticosamente al punto che l’intera sezione è stata posta in isolamento con conseguente divieto di colloqui visivi con i nostri cari fino a data da destinarsi. Numerose sono state le telefonate dai detenuti e le mail che abbiamo ricevuto nelle quali raccontano di uso di manganelli e di gas fumogeni nelle celle per contenere da parte della Celere una protesta più che pacifica e più che giustificata come diversamente è stato detto invece dalla Direzione di Rebibbia,  da parte della sezione, che ha espresso la volontà di capire che cosa stesse succedendo e la richiesta più che giustificata di aumentare le misure di sicurezza che quotidianamente vengono a mancare per ovvi e risaputi motivi di capienza delle celle stesse. I detenuti della sezione sono stati rinchiusi nelle loro celle h 24 in un misto tra soggetti sani e soggetti contagiati. Senza possibilità di essere protetti perché non sanno dove collocarli visto anche il sovraffollamento che caratterizza il carcere di Rebibbia. Ci teniamo a raccontare la verità perché ogni volta le voci dei detenuti non escono, le proteste sembrano sempre senza ragione e il comportamento delle guardie eternamente giustificato. Ci sono persone che oltre al Covid,erano già in gravi condizioni di salute e che sarebbero dovute uscire da mesi per non rischiare ulteriormente la vita con una pandemia che sta uccidendo in tutto il mondo.In tutto questo i magistrati sembrano non tenere conto della pandemia che sta dilagando in carcere con continui rigetti sulle richieste di sfollamento e di differimento delle pene sostenendo che la situazione è sotto controllo e che il covid non c’è.

Il Covid c’è eccome ma non ne parlano!!!!Il Covid è entrato a Rebibbia e sta dilagando e ha già ucciso. Ne vogliamo parlare noi e dare voce ai nostri cari da qui fuori. Dare voce alla paura… la loro e la nostra. Dare voce al DIRITTO ALLA SALUTE che non va negato “a” e “da” nessuno!

Parenti e amici dei detenuti

Modena – Se le mura sono alte la solidarietà le supera

9 Gennaio 2021 Commenti chiusi

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A fine novembre 5 persone detenute nel carcere di Ascoli hanno scritto un esposto alla Procura di Ancona. In questo atto, con grande coraggio, hanno riportato quanto realmente accaduto a marzo nel carcere di Modena e di Ascoli in seguito alle rivolte, in relazione ai pestaggi, agli spari e a alla morte di Salvatore Piscitelli.
Il 10 dicembre sono stati trasferiti nel carcere di Modena. La scelta stessa di questo trasferimento è subito apparsa una forte intimidazione agli occhi di chi, sin da marzo, non aveva creduto alla narrazione delle “morti per overdose”, fossero essi/e parenti o solidali, seppur tra loro sconosciuti/e.
Le condizioni di detenzione in cui hanno tenuto i 5 ragazzi a Modena sono state altrettanto intimidatorie: in isolamento (sanitario), con divieto di incontro tra loro, in celle lisce con vetri rotti, senza possibilità di fare spesa e di ottenere accredito dei versamenti in tempi utili per poter fare la spesa, senza i loro vestiti e con coperte consegnate bagnate qualora richieste.
Immediatamente, all’esterno, si è attivata un’eterogenea rete di solidarietà, costituita da parenti e solidali, che si è mossa su più fronti: sostegno legale, saluti sotto le mura del carcere, lettere, mail di pressione alla direzione del carcere, sollecitazioni ai garanti regionale e nazionale.
Varie testate giornalistiche, a distanza di 9 mesi dal massacro avvenuto nel carcere modenese, hanno riportato i fatti, o si sono trovate costrette a farlo, data la forza della voce dei 5 detenuti e la determinazione di parenti e solidali in loro sostegno. La verità è scomoda da dire e da sostenere, infatti non in tutti i casi è stata riportata per quello che è o è stata detta parzialmente. In un caso, invece, un giornalista è stato licenziato per l’articolo scritto.
Molti giornali e media ufficiali, a marzo, avevano riportato senza se e senza ma la voce dei carcerieri: i 14 morti durante le rivolte di marzo, 9 dei quali deceduti a Modena o in trasferimento dal carcere di quella città, erano morti per overdose a loro dire. Ma dei pestaggi e degli spari nessuno aveva parlato. Prosegui la lettura…

Aggiornamenti sull’operazione “Prometeo”

12 Luglio 2019 Commenti chiusi

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Apprendiamo in data 8 luglio 2019 che l’anarchico Giuseppe Bruna è stato trasferito dal carcere di Alessandria a quello di Rossano Calabro. Il compagno è stato arrestato il 21 maggio assieme a Natascia e Robert per l’operazione repressiva “Prometeo”. Ricordiamo che recentemente anche Robert è stato trasferito (da Terni a Bancali, in Sardegna), mentre Natascia resta prigioniera all’Aquila. Quindi gli indirizzi divengono i seguenti:

Giuseppe Bruna
C. R. di Rossano Calabro
Contrada Ciminata, snc
87064 Corigliano-Rossano (CS)

Natascia Savio
C. C. de L’Aquila
via Amiternina, n. 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila

Robert Firozpoor
C. C. di Sassari – Bancali
strada provinciale 56, n. 4
Località Bancali
07100 Sassari

Aggiornamento sugli anarchici in sciopero della fame (28-29/06/2019)

12 Luglio 2019 Commenti chiusi

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Oggi, 28 giugno 2019, le tre compagne anarchiche rinchiuse nella sezione A.S.2 del carcere di L’Aquila, hanno posto fine allo sciopero della fame iniziato dalle stesse Silvia e Anna lo scorso 29 maggio, facendone comunicazione ufficiale all’istituto penitenziario.

Hanno anche scritto una dichiarazione di conclusione dello sciopero che hanno spedito via posta ad alcune realtà di movimento.

In vista di un’udienza che si terrà presso il tribunale di Torino il prossimo 2 luglio, che vede imputata con altri/e anche Silvia alla quale è stata autorizzata la presenza in aula, comunichiamo che il suo trasferimento è avvenuto già oggi.

Anna e Natascia proseguiranno nei prossimi giorni la protesta tramite battitura, unendosi a quella ancora in corso nelle sezioni di 41bis.

A breve le dovute considerazioni.

Da colloquio svolto con Marco stamattina apprendiamo che, venuto a conoscenza dell’interruzione dello sciopero della fame da parte delle compagne che l’avevano iniziato a L’Aquila, ha deciso di porre fine anche al suo. Oggi stesso riprenderà il cibo dal carrello.

Giuseppe, trasferito da poco in quella stessa sezione, ha iniziato ieri uno sciopero della fame perché si sblocchi l’isolamento in cui ancora lo tengono. Protrarrà il rifiuto del cibo fino a lunedì. Attenderà poi una settimana, al termine della quale, se non saranno cambiate le condizioni, valuterà in che termini riprendere la protesta.

Aggiornamento su prigionieri anarchici (24/06/2019)

27 Giugno 2019 Commenti chiusi

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E’ notizia del 24/06/2019, che il prigioniero anarchico Alfredo Cospito, nel carcere di Ferrara, in sciopero della fame dal 29 maggio in solidarietà con le compagne Anna e Silvia, ha posto fine allo sciopero.

Ed è sempre del 24 giugno, la notizia che ai prigionieri anarchici Robert e Giuseppe[1] sono state riconfermate le misure cautelari, e trasferiti rispettivamente nel carcere di Terni e di Alessandria.

A presto ulteriori aggiornamenti.

[1] Robert e Giuseppe sono stati arrestati assieme a Natascia il 21 maggio 2019 nell’operazione repressiva“Prometeo” con l’accusa di attentato con finalità di terrorismo o di eversione, perché considerati responsabili dell’invio di tre pacchi-bomba nel 2017 ai p. m. Sparagna (nel processo “Scripta Manent”) e Rinaudo (in vari processi contro gli anarchici), e a Santi Consolo, a quell’epoca direttore del DAP Roma.

 

Aggiornamenti sugli anarchici arrestati per l’operazione “Prometeo” (25/06/2019)

27 Giugno 2019 Commenti chiusi

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Dopo gli arresti del 21 maggio 2019 per l’operazione repressiva “Prometeo”, Robert e Beppe sono stati rinchiusi nel carcere di Opera a Milano fino al 21 giugno, mentre Natascia è stata rinchiusa in Francia [sulla sua carcerazione in Francia leggere a questo link: https://roundrobin.info/2019/06/operazione-prometeo-due-parole-in-piu-sullarresto-di-natascia-a-bordeaux/].

Nel carcere di massima sicurezza di Opera Robert e Beppe hanno passato un intero mese in isolamento nella sezione 41bis, non essendoci una sezione AS2 [“Alta Sorveglianza 2”], con solo un’ora al giorno di “socialità” potendosi vedere tra loro, e il resto della giornata col blindo chiuso. Questo regime “illegale” è stato segnalato a giudice, PM e garante dei detenuti, tanto più che non era stato richiesto l’isolamento dal giudice, ma nulla è cambiato per un mese.

Sabato 25 maggio un caloroso saluto di solidarietà sotto il carcere è stato sentito e accolto di cuore.

Sono stati autorizzati i colloqui a chi per ora ne ha fatto richiesta; lettere e libri sono stati ricevuti e mandati anche se a rilento, hanno ricevuto denaro e pacchi con vestiti e cibo con qualche aggiunta arbitraria di divieto di passaggio di alcune cose da parte delle guardie (a quanto pare del riso bianco cucinato e dei libri con foto di paesaggi montani sono risultati incomprensibilmente incriminati). In particolare, Beppe ha ricevuto diversi maltrattamenti dalle guardie, tra cui insulti omofobi, mancato accesso alle docce per 3 giorni, non gli è stato portato il vitto per almeno due volte e dopo il colloquio è stato fatto rimanere da solo per almeno due ore in una stanzetta prima di essere riportato in cella.

Intorno al 13 giugno Natascia è stata estradata in Italia, nel carcere di Rebibbia. Le compagne hanno mandato soldi e pacchi di prima necessità; aveva una compagna di cella, e dopo aver protestato era riuscita ad ottenere di avere almeno il blindo aperto. Successivamente è stato fatto il primo interrogatorio, ha potuto svolgere i colloqui con l’avvocato da lei scelto dopo l’infausto episodio dell’avvocato d’ufficio in Francia, ha chiesto notizie dei/le compagni/e rinchiusi/e in sciopero della fame, una rassegna stampa sull’operazione Prometeo e dei libri. Alcuni giorni dopo anche Natascia ha aderito allo sciopero della fame [iniziato da Anna e Silvia il 29 maggio nel carcere dell’Aquila]. Intorno al 21 giugno è stata trasferita all’Aquila.

Il 19 giugno c’è stato il riesame per Robert e Beppe e due giorni dopo, venerdì 21, hanno avuto un colloquio con l’avvocata. Già dal giorno dopo si è avuto notizia del trasferimento di Beppe ad Alessandria, e lunedì la conferma del trasferimento di Robert a Terni. Il 24 giugno è arrivata la risposta ufficiale del riesame che conferma le misure cautelari in carcere.

Hanno ancora tutti/e e tre la censura della posta per quanto riguarda i “contenuti politici”.

Ribadiamo la nostra solidarietà, e invitiamo tutti/e i/le complici e solidali a continuare ad esprimerla, anche inviando telegrammi, lettere, libri, che aiutano a tenere alto lo spirito dei/le nostri/e prigionieri/e.

Libertà per Robert, Natascia e Beppe!
Non un passo indietro, nessun rimorso.

I nuovi indirizzi a cui scrivere sono:

Natascia Savio
C. C. de L’Aquila
via Amiternina 3
Località Costarelle di Preturo
67100 L’Aquila

Robert Firozpoor
C. C. di Terni
via delle Campore 32
05100 Terni

Giuseppe Bruna
C. C. di Alessandria “San Michele”
strada statale per Casale 50/A
15121 Alessandria

Aggiornamenti sullo sciopero della fame

22 Giugno 2019 Commenti chiusi

Dal sito http://anarhija.info/



Aggiornato il 20 giugno

Le condizioni di salute delle compagne Anna e Silvia sono buone [in sciopero della fame dal 29 maggio].
Oggi è tornata in sezione la direttrice del carcere, che ha riferito di aver fatto pressione sul D.A.P. affinché la situazione cambi.

Purtroppo, proprio oggi è stato eseguito il trasferimento di Natasha da Rebibbia a L’Aquila.

Le compagne riferiscono di aver udito forte la battitura delle sbarre anche oggi. Hanno iniziato a sentirla lunedì scorso, dopo che la notizia dello sciopero della fame è stata trasmessa sul TG regionale; così ieri, all’ora di pranzo, e appunto oggi. Avremo conferma di cosa sta accadendo all’interno del carcere solo in seguito ai prossimi colloqui.

Aggiornato il 18 giugno

Alfredo Cospito, in sciopero della fame dal 29 maggio, in solidarietà con le compagne Anna e Silvia, ha perso ormai ben 15 chili, ma dice che sta benino, e che ha cominciato a prendere zuccheri.
Ribadisce che non porrà fine allo sciopero finché non smetteranno le due compagne nel carcere di L’Aquila.

Invece Stecco (Luca Dolce), anche lui in sciopero della fame dal 29 maggio, lo ha interrotto ieri, 17 giugno, avendo perso troppi chili.

Tutti i compagni e compagne chiedono aggiornamento sugli altri prigionieri e prigioniere in sciopero della fame.

5 giugno: sullo sciopero della fame di diversx anarchicx

17 Giugno 2019 Commenti chiusi

Dal sito: https://insuscettibilediravvedimento.noblogs.org/

Il 29 maggio 2019 le compagne anarchiche Anna Beniamino e Silvia Ruggeri hanno annunciato di aver iniziato, a partire dal giorno stesso, uno sciopero della fame contro le condizioni e le restrizioni imposte loro nella sezione AS2 del carcere dell’Aquila, dove sono rinchiuse.

Nei giorni seguenti, tra il 29 e il 31 maggio, anche altri sei compagni anarchici hanno aderito allo sciopero della fame: Alfredo Cospito e Luca Dolce (detto Stecco) nel carcere di Ferrara, Marco Bisesti nel carcere di Alessandria, Salvatore Vespertino (detto Ghespe) e Giovanni Ghezzi nel carcere di Sollicciano a Firenze, e Leonardo Landi nel carcere di Lucca. Riguardo quest’ultimo compagno nei giorni scorsi non era stato divulgato il fatto che fosse in sciopero della fame. Leonardo è stato arrestato a febbraio 2019 per un residuo di pena di 2 anni e 8 mesi relativo ad una condanna del 2012 nel processo legato all’operazione repressiva “Ardesia”. Assieme ad altri compagni era accusato di aver compiuto una rapina nel 2007 e di aver costituito una “associazione sovversiva” (reato per cui non sono stati condannati).

Anna e Marco sono stati arrestati il 6 settembre 2016 per l’operazione “Scripta Manent”, mentre Alfredo è stato arrestato a settembre 2012 per l’azione contro l’amministratore delegato di “Ansaldo Nucleare” Roberto Adinolfi (7 maggio 2012, Genova), azione rivendicata individualmente da Alfredo e dal compagno Nicola Gai durante il processo. Questi ultimi due compagni sono stati destinatari, a settembre 2016, di altrettante misure cautelari in carcere per l’operazione “Scripta Manent”. Anna, Marco e Alfredo, assieme a Nicola e Alessandro, sono stati condannati nella sentenza di primo grado nel processo “Scripta Manent” a pene tra i 5 e i 20 anni di carcere, accusati di aver costituito o partecipato ad una “associazione sovversiva con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico” (tutti e cinque, in riferimento alla FAI/FRI) e per “attentato con finalità di terrorismo”, “strage” e “detenzione e trasporto di materiale esplodente” (due persone, in riferimento a sette azioni esplosive compiute tra il 2005 e il 2007 da alcuni gruppi aderenti alla FAI). I compagni imputati nel processo erano una ventina e l’accusa di “istigazione a delinquere” relativa alla pubblicazione dell’ultima edizione di “Croce Nera Anarchica” e alla gestione di alcuni siti internet è caduta per tutti gli accusati.

Giovanni e Ghespe sono stati arrestati il 3 agosto 2017 nel contesto di una operazione repressiva che ha visto otto compagni arrestati e lo sgombero dell’occupazione anarchica La Riottosa, a Firenze. Assieme ad un altro anarchico prigioniero (Paska) sono accusati di aver compiuto l’attacco esplosivo contro la libreria fascista “Il Bargello” del 1° gennaio 2017, in cui rimase gravemente ferito un artificiere della polizia. Sono tutti imputati nel processo per l’operazione “Panico”, in cui rientrano anche i fatti di cui sono accusati (per i reati di “tentato omicidio”, “detenzione e trasporto di materiale esplodente”, “associazione a delinquere”, e altri), la cui sentenza è prevista a luglio 2019.

Il compagno Luca Dolce, detto Stecco, è in carcere dal 19 febbraio 2019, arrestato assieme ad altri sette anarchici per l’operazione repressiva denominata “Renata”. Il 9 maggio sono stati trasferiti agli arresti domiciliari cinque anarchici, mentre un altra compagna inizialmente posta agli arresti domiciliari è sottoposta ad alcune misure restrittive. Per tutti loro, nel mese di marzo, a seguito di una decisione del tribunale del riesame che ha ritenuto insussistenti le accuse e le aggravanti di “terrorismo”, è caduta l’accusa di “associazione sovversiva con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico” di cui inizialmente erano accusati una parte dei compagni arrestati, e il reato ipotizzato è divenuto quello di “associazione sovversiva”. Invariate le accuse relative a fatti specifici (“interruzione di pubblico servizio”, “danneggiamento”, “sabotaggio di apparecchi telematici”, “incendio” e “trasporto di materiale esplodente”).

La compagna Silvia Ruggeri è stata arrestata il 7 febbraio 2019 per l’operazione “Scintilla” che ha comportato l’arresto di sei anarchici, alcune perquisizioni a Torino e altrove e lo sgombero dell’Asilo Occupato di via Alessandria, occupazione anarchica esistente dal 1995. L’accusa principale era di aver costituito o partecipato ad una “associazione sovversiva”, di aver compiuto alcune azioni dirette inerenti la lotta contro i CIE ed i CPR, carceri per persone migranti e di aver redatto l’opuscolo “I cieli bruciano”, dove si indicano precise responsabilità nella gestione di queste prigioni. Cinque anarchici sono stati scarcerati nei mesi successivi. Silvia resta in carcere con l’accusa che il suo “profilo antropometrico” corrisponderebbe con quello di una persona ripresa dalle telecamere mentre posizionava un ordigno sotto un ufficio postale (le Poste Italiane hanno avuto possesso della compagnia aerea “Mistral Air”, con cui venivano effettuati rimpatri di persone migranti).

Riportiamo qui il testo che Silvia, tramite videoconferenza, ha letto il 29 maggio durante una udienza legata ad un processo per occupazione in corso a Torino, dove anch’essa è imputata:

“Ci troviamo da quasi due mesi rinchiuse nella sezione AS2 femminile de L’Aquila, ormai sono note, qui e fuori, le condizioni detentive frutto di un regolamento in odore di 41bis ammorbidito.
Siamo convinte che nessun miglioramento possa e voglia essere richiesto, non solo per questioni oggettive e strutturali della sezione gialla (ex-41bis): l’intero carcere è destinato quasi esclusivamente al regime 41bis, per cui allargare di un poco le maglie del regolamento di sezione ci pare di cattivo gusto e impraticabile, date le ancor più pesanti condizioni subite a pochi passi da qui, non possiamo non pensare a quante e quanti si battono da anni accumulando rapporti e processi penali. A questo si aggiunge il maldestro tentativo del DAP di far quadrare i conti istituendo una sezione mista anarco-islamica, che si è concretizzato in un ulteriore divieto di incontro nella sezione stessa, con un isolamento che perdura.
Esistono condizioni di carcerazione, comune o speciale, ancora peggiori di quelle aquilane. Questo non è un buon motivo per non opporci a ciò che impongono qui.
Noi di questo pane non ne mangeremo più: il 29 maggio iniziamo uno sciopero della fame chiedendo il trasferimento da questo carcere e la chiusura di questa sezione infame”.
Silvia e Anna