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Anarchici in carcere (in Italia) e indirizzi per scrivergli

14 Gennaio 2021 Commenti chiusi

Riprendo da Malacoda

ITALIA

Davide Delogu

Davide Delogu
C. C. di Caltagirone
Contrada Noce, S. Nicola Agrò
95041 Caltagirone (Ct)

Davide Delogu è un anarchico sardo condannato per alcune rapine e furti. Il 1 maggio 2017 ha tentato di evadere dal carcere di Brucoli (ad Augusta, in Sicilia), quasi riuscendovi. Il compagno è deportato dalla Sardegna e in anni recenti è stato rinchiuso nelle carceri di Brucoli (Augusta), Rossano Calabro, Palermo Pagliarelli, fino al recente trasferimento a Caltagirone.


Operazione Scripta Manent

Anna Beniamino
C. C. «Gazzi» femminile
via Consolare Valeria 2
98124 Messina

Alfredo Cospito
C. C. di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara

Il 6 settembre 2016 sono stati arrestati cinque anarchici nell’ambito dell’operazione «Scripta Manent». Per altri due compagni già prigionieri (Alfredo e Nicola) viene imposta una nuova carcerazione e contestualmente agli arresti avvengono 32 perquisizioni domiciliari contro una trentina di anarchici. Nel corso di una di queste un altro compagno viene arrestato con l’accusa di possesso di materiali adatti alla realizzazione di ordigni, e scarcerato alcuni mesi dopo. Le principali accuse sono: di aver costituito o partecipato ad una «associazione sovversiva con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico», in riferimento alla FAI (Federazione Anarchica Informale) e successivamente alla FAI–FRI (Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale); solo per alcuni compagni, di «attentato con finalità di terrorismo», «atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi», «strage» e «possesso e trasporto di esplosivi» in riferimento a 11 azioni realizzate tramite pacchi-bomba e ordigni esplosivi tra il 2005 e il 2007, tranne una avvenuta nel 2016 (l’attacco al tribunale di Civitavecchia); sempre solo per alcuni compagni, di «istigazione a delinquere» con l’aggravante della finalità terroristica in riferimento alla pubblicazione dell’ultima edizione di “Croce Nera Anarchica” (quattro numeri tra il 2014 e il 2017) e per la gestione di alcuni siti internet.

Una consistente parte dell’operazione «Ardire» (giugno 2012), che comportò l’arresto di otto compagni, la custodia cautelare per altri due compagni all’epoca già prigionieri e innumerevoli perquisizioni, è confluita in Scripta Manent. Allo stesso modo, sono confluite in Scripta Manent innumereovoli indagini inerenti la FAI, alcune delle quali precedentemente archiviate e riaperte per l’occasione. Buona parte delle accuse riguardanti le azioni sono legate al raffronto, tramite perizie richieste dall’accusa, tra le rivendicazioni e lo stile scrittorio di alcuni imputati, per i quali, appunto tramite queste perizie, l’accusa avrebbe dimostrato la pertinenza alla FAI–FRI. Invece, per quanto riguarda l’attacco alla sede del RIS di Parma nel 2005, si aggiunge anche una contraddittoria traccia di DNA che è stata attribuita ad Alfredo (e che in passato, negli arresti richiesti per la cosiddetta operazione «Replay», era stata giudicata troppo frammentaria per essere considerata come prova effettiva).

Nei primi giorni di giugno 2017 è stata notificata un’altra indagine ad altri sette compagni anarchici, successivamente accorpata a Scripta Manent (i cui indagati quindi sono saliti a 23 persone). Il processo, iniziato il 5 giugno 2017 nell’aula bunker del tribunale di Torino presso il carcere de Le Vallette, ha come pubblico ministero Roberto Sparagna. Ad alcuni compagni è stata imposta la videoconferenza dal carcere, quindi l’impossibilità di essere presenti nell’aula di tribunale durante le udienze.

A partire dal mese di febbraio 2019 il p. m. ha esposto la sua requisitoria e in seguito le proprie richieste di condanna (poco più di 200 anni per 23 persone complessivamente, con pene massime tra i 29 e i 30 anni). Il 24 aprile, a seguito delle decisioni dei giudici, è stata emessa la sentenza di primo grado da parte del tribunale di Torino, che ha condannato cinque compagni: Anna a 17 anni, Marco a 5, Alfredo a 20, Nicola a 9, Alessandro a 5. Questi cinque compagni sono quindi stati riconosciuti come promotori o partecipi in una «associazione sovversiva con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico», mentre i soli Anna e Alfredo sono stati condannati per sette attacchi esplosivi rivendicati FAI tra il 2005 e il 2007; Alfredo per tutte sette le azioni, mentre Anna per tutte tranne le due risalenti al 2005. Sono stati assolti da ogni accusa i restanti 18 compagni imputati (specificatamente, anche i compagni condannati sono tutti stati assolti per l’articolo 414 c. p., «istigazione a delinquere»). In particolare, tra i compagni assolti da ogni accusa a seguito della sentenza di primo grado, Danilo in carcere nella sezione AS2 a Ferrara e Valentina costretta agli arresti domiciliari (precedentemente anch’essa in carcere, prima a Latina poi a Roma Rebibbia femminile) sono stati scarcerati dopo poco più di due anni e mezzo in custodia cautelare.

Il 1 luglio 2020 è iniziato il processo d’appello. Essendo definitivamente entrata in vigore la normativa riguardo la videoconferenza, nessun compagno attualmente in carcere potrà essere presente in aula fisicamente.

Nel mese di agosto 2020 Anna è stata trasferita nel carcere di Roma Rebibbia femminile.

Il 24 novembre 2020 è stata emessa la sentenza del processo d’appello: Anna è stata condannata a 16 anni e 6 mesi, Alfredo a 20 (come in primo grado) in continuazione con la sentenza del processo per l’azione contro Adinolfi (se confermata anche con la sentenza di cassazione, la condanna avuta nel processo per l’azione contro Adinolfi andrà ricalcolata in continuazione con la sentenza di Scripta Manent), Nicola a 1 anno e 1 mese in continuazione con la sentenza del processo per l’azione contro Adinolfi, Alessandro è stato assolto, Marco è stato assolto dall’accusa di «associazione sovversiva con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico» ma condannato a 1 anno e 9 mesi per «istigazione a delinquere» in relazione a “Croce Nera Anarchica” (per questa accusa sono stati condannati anche Anna, Alfredo e Nicola). Oltre a ciò si sono avute ulteriori nove condanne ad altrettanti compagni per «istigazione a delinquere», tutte tra i 2 anni e 6 mesi e 1 anno e 6 mesi. Nicola, Alessandro e Marco sono stati scarcerati.

Il 13 gennaio 2021 Anna è stata trasferita nel carcere di Messina, dove era reclusa fino ad agosto 2020.

Alfredo e Nicola si trovavano già in carcere a seguito delle condanne (rispettivamente, a circa 9 e 8 anni ciascuno) nel processo dove erano accusati dell’azione di ferimento contro Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare (Genova, 7 maggio 2012), azione rivendicata dal Nucleo Olga / FAI–FRI. Nel 2013, durante il processo, entrambi hanno rivendicato individualmente la realizzazione dell’azione.


Maddalena Calore

Maddalena Calore
C. C. “Ettore Scalas” — Uta
zona industriale Macchiareddu
2° strada ovest Uta (SP1)
09010 Uta (Ca)

Anarchica arrestata nel marzo 2017 a Cagliari per un residuo di pena di 4 anni e 3 mesi dovuto a precedenti condanne.


Operazione Panico

Il 3 agosto 2017 nel contesto di una operazione repressiva contro gli anarchici a Firenze, è stata sgomberata l’occupazione anarchica La Riottosa e sono stati arrestati otto anarchici, accusati di aver compiuto un attacco esplosivo contro la libreria «Il Bargello» (Firenze, 1 gennaio 2017), uno spazio legato a fascisti e al partito Casapound, e un attacco incendiario contro una caserma dei carabinieri nel quartiere di Rovezzano (Firenze, 21 aprile 2016). Durante lo scoppio dell’ordigno contro «Il Bargello» rimase gravemente ferito un poliziotto artificiere, che ha perso parte di una mano e un occhio. Tra le innumerevoli accuse, ci sono quelle di tentato omicidio e associazione a delinquere. Quest’ultima imputazione si lega alla cosiddetta operazione «Panico» (dal nome di un’altra occupazione anarchica fiorentina) che comportò delle perquisizioni e tre arresti il 31 gennaio 2017 e che è stata accorpata all’indagine scaturita negli arresti del 3 agosto.

Tranne Ghespe, tutti gli altri compagni sono stati successivamente scarcerati, alcuni dei quali dopo pochi giorni l’operazione repressiva. Tra marzo e aprile 2018 Giovanni e Paska sono stati nuovamente arrestati a seguito di una decisione della cassazione. Un altro compagno, anch’esso arrestato ad agosto 2017, è destinatario di altre misure restrittive. Nel mese di giugno 2019 Giovanni e Paska sono stati trasferiti agli arresti domiciliari. Il 21 giugno è stato trasferito agli arresti domiciliari anche Ghespe.

Il 22 luglio 2019 è stata emessa la sentenza nel processo di primo grado: una ventina di persone sono state condannate, tra cui Giovanni, Paska e Ghespe a pene tra i 9 anni e i 9 anni e 10 mesi circa (principalmente per le accuse inerenti l’azione del 1 gennaio 2017). Tra gli altri condannati, nove sono stati riconosciuti come partecipanti ad una associazione a delinquere e, tra questi, due compagne ritenute «cape» di tale associazione sono state condannate a pene tra i 5 e i 6 anni circa. Un compagno, anch’esso condannato per associazione a delinquere, è stato assolto dall’accusa di aver compiuto l’azione del 1 gennaio 2017. Tutte le condanne – eccetto quelle di Giovanni, Paska e Ghespe – sono sospese.


Paolo Todde

Paolo Todde
C. C. “Ettore Scalas” — Uta
zona industriale Macchiareddu
2° strada ovest Uta (SP1)
09010 Uta (Ca)

Anarchico sardo e indipendentista arrestato il 31 ottobre 2017 a seguito di una rapina a mano armata in un ufficio postale di Cagliari. Al termine del processo di primo grado è stato condannato a 6 anni di carcere.


Mauro Rossetti Busa

Mauro Rossetti Busa
C. C. di Agrigento
piazza Di Lorenzo 1
92100 Agrigento

Mauro Rosetti Busa è stato arrestato il 2 febbraio 2018 a Lucca, accusato di due attacchi incendiari avvenuti nella città lo stesso giorno, uno contro un distributore Eni e l’altro contro una sede di Casapound. A dicembre 2019 è stato condannato a 12 anni.


Operazione Ardesia

Leonardo Landi
C. C. di Sollicciano
via Girolamo Minervini 2r
50142 Firenze

L’anarchico Leonardo Landi è stato arrestato il 26 febbraio 2019 a seguito di una sentenza di cassazione relativa ad processo per una rapina avvenuta nel 2007, per cui alcuni anarchici vennero arrestati e indagati nel contesto dell’operazione «Ardesia». È stato condannato ad un residuo di pena di 2 anni e 8 mesi. Gli altri imputati condannati hanno scontato la sentenza.

Il 2 dicembre 2020 è stato trasferito dal carcere di Vibo Valentia a quello di Sollicciano a Firenze.


Operazione Prometeo

Giuseppe Bruna
C. C. di Pavia
via Vigentina 85
27100 Pavia

Natascia Savio
C. C. di Piacenza “San Lazzaro”
strada delle Novate 65
29122 Piacenza

Il 21 maggio 2019 sono stati arrestati tre anarchici nel contesto dell’operazione «Prometeo», eseguita dai carabinieri del ROS. Sono state fatte anche alcune perquisizioni. L’accusa principale è di «attentato con finalità di terrorismo o di eversione», poiché ritenuti responsabili dell’invio di tre pacchi-bomba arrivati nel giugno 2017 ai p. m. Rinaudo, pubblico ministero in parecchi processi contro il movimento antagonista e gli anarchici, e Sparagna, pubblico ministero nel processo per l’operazione Scripta Manent, e a Santi Consolo, all’epoca direttore del DAP, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, di Roma. Non sono accusati di alcun reato «associativo». Tra luglio e agosto 2019, a più riprese, con l’intenzione di aggravarne l’isolamento, sono stati trasferiti nelle carceri di Alessandria, L’Aquila, Terni, Sassari, Rossano Calabro, Piacenza e Pavia. Un compagno è stato scarcerato nel dicembre 2019. Il 22 giugno 2020, dopo più di un anno di custodia cutelare per Beppe e Natascia, c’è stata l’udienza preliminare per il processo.

Il 17 dicembre 2019 è arrivata a Beppe un’altra custodia cautelare, sempre eseguita dal ROS. È accusato di aver posizionato un ordigno incendiario contro un postamat presso un ufficio postale (Genova, 8 giugno 2016). In quel periodo le Poste sono state attaccate ripetutamente a causa della collaborazione nell’espulsione e deportazione dei migranti attraverso la compagnia aerea Mistral Air (controllata dalle Poste).


Anarchici arrestati il 22 maggio 2019

Juan Antonio Sorroche Fernandez
C. C. di Terni
strada delle Campore 32
05100 Terni

Il 22 maggio 2019 sono stati arrestati gli anarchici Juan e Manuel. Il primo compagno era latitante da circa due anni per alcune condanne definitive. Sono state perquisite due abitazioni in provincia di Brescia e due abitazioni di genitori di un compagno e una compagna nell’hinterland bresciano. Manuel, inizialmente fermato e il cui arresto è stato poi convalidato, è accusato di «favoreggiamento personale», con l’aggravante di «favoreggiamento alla sottrazione dell’esecuzione della pena» (in riferimento alla latitanza di Juan). Nei giorni seguenti sono avvenute altre perquisizioni presso le stesse abitazioni già visitate. Juan è stato arrestato anche per un mandato di cattura per delle accuse («strage» e «attentato con finalità di terrorismo») inerenti un attacco esplosivo contro una sede della Lega Nord (Treviso, 12 agosto 2018).

Il 22 novembre 2019 Manuel è stato condannato a 3 anni e 2 mesi. Dal 5 marzo 2020 è stato posto agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni, per poi essere scarcerato a luglio a seguito della sentenza d’appello, con cui è stato condannato a 10 mesi con la sospensione condizionale della pena.


Operazione Scintilla

Carla Tubeuf
C. C. di Vigevano
via Gravellona 240
27029 Vigevano (Pv)

Per riflessioni e maggiori informazioni sull’operazione “Scintilla”: Inseguendo la chimera.

Il 26 novembre 2019 è stato arrestato nei pressi di Verona l’anarchico Peppe. L’accusa principale è di «fabbricazione, detenzione e trasporto di materiale esplosivo», per l’invio, nel 2016, di un plico esplosivo alla Ladisa, l’azienda che allora gestiva la mensa nel CPR di Torino. Un episodio già contestato, insieme ad altri, agli arrestati del 7 febbraio 2019 all’interno dell’operazione «Scintilla» (una nota della questura torinese ha definito l’arresto come un’estensione di questa operazione). Il 17 giugno 2020 si è tenuta l’udienza di cassazione che ha accolto il ricorso e ha declassificato il reato in quanto il materiale non è stato considerato esplosivo ma pirotecnico. Giovedì 9 luglio c’è stata l’udienza di riesame e il giorno seguente Peppe è uscito dal carcere, senza ulteriori restrizioni.

Il 23 luglio 2020, in Francia, è stata arrestata Carla, anarchica latitante dal 7 febbraio 2019 in quanto destinataria di un mandato d’arresto nell’ambito dell’operazione «Scintilla». Nel mese di agosto è stata estradata in Italia.


Operazione Bialystok

Nico Aurigemma
C. C. di Terni
strada delle Campore 32
05100 Terni

Francesca Cerrone
C. C. di Latina
via Aspromonte 100
04100 Latina

Roberto Cropo
C. R. “S. Michele” — Alessandria
strada statale per Casale 50/A
15121 Alessandria

Flavia Digiannantonio
C. C. di Roma Rebibbia femminile
via Bartolo Longo 92
00156 Roma

Claudio Zaccone
C. C. di Siracusa
strada Monasteri 20/C
Contrada Cavadonna
96014 Floridia (Sr)

(Si consiglia l’invio di posta a Claudio attraverso «posta 1»).

In seguito ad una indagine partita dalla procura di Roma e denominata operazione «Bialystok», il 12 giugno 2020 sette anarchici sono stati arrestati in Italia, Spagna e Francia, il Bencivenga Occupato a Roma e alcune abitazioni sono state perquisite. Due persone sono state poste agli arresti domiciliari, mentre per altre cinque è stata disposta la detenzione in carcere. I cinque agli arresti in carcere sono accusati di «associazione sovversiva con finalità di terrorismo ed eversione», «istigazione a delinquere» e altri reati (tutti aggravati dalla «finalità di terrorismo») inerenti alcune iniziative in solidarietà con gli imputati del processo «Panico» a Firenze, dei presidi sotto le mura di diverse carceri e l’organizzazione di alcuni dibattiti, assemblee e concerti benefit presso il Bencivenga Occupato a Roma e in altri spazi. Per quanto riguarda le azioni specifiche, una persona tra le cinque in carcere è accusata di aver preso parte a un’attacco esplosivo contro la caserma dei carabinieri nel quartiere San Giovanni, azione rivendicata dalla Cellula “Santiago Maldonado” / FAI–FRI (Roma, 7 dicembre 2017), e un compagno agli arresti domiciliari è accusato di un attacco incendiario contro tre automobili Enjoy, il servizio di carsharing legato a ENI (Roma, 28 febbraio 2019). L’altro compagno agli arresti domiciliari, imputato anche nel processo «Panico», è stato scarcerato su disposizione del tribunale del riesame.

Nel mese di luglio Francesca è stata estradata dalla Spagna e trasferita in Italia, nel carcere di Latina. Il 28 dello stesso mese Roberto è stato trasferito dalla Francia in Italia, nel carcere di Rebibbia, a Roma, per poi essere trasferito ad Alessandria ad agosto. Prosegui la lettura…

5 giugno: sullo sciopero della fame di diversx anarchicx

17 Giugno 2019 Commenti chiusi

Dal sito: https://insuscettibilediravvedimento.noblogs.org/

Il 29 maggio 2019 le compagne anarchiche Anna Beniamino e Silvia Ruggeri hanno annunciato di aver iniziato, a partire dal giorno stesso, uno sciopero della fame contro le condizioni e le restrizioni imposte loro nella sezione AS2 del carcere dell’Aquila, dove sono rinchiuse.

Nei giorni seguenti, tra il 29 e il 31 maggio, anche altri sei compagni anarchici hanno aderito allo sciopero della fame: Alfredo Cospito e Luca Dolce (detto Stecco) nel carcere di Ferrara, Marco Bisesti nel carcere di Alessandria, Salvatore Vespertino (detto Ghespe) e Giovanni Ghezzi nel carcere di Sollicciano a Firenze, e Leonardo Landi nel carcere di Lucca. Riguardo quest’ultimo compagno nei giorni scorsi non era stato divulgato il fatto che fosse in sciopero della fame. Leonardo è stato arrestato a febbraio 2019 per un residuo di pena di 2 anni e 8 mesi relativo ad una condanna del 2012 nel processo legato all’operazione repressiva “Ardesia”. Assieme ad altri compagni era accusato di aver compiuto una rapina nel 2007 e di aver costituito una “associazione sovversiva” (reato per cui non sono stati condannati).

Anna e Marco sono stati arrestati il 6 settembre 2016 per l’operazione “Scripta Manent”, mentre Alfredo è stato arrestato a settembre 2012 per l’azione contro l’amministratore delegato di “Ansaldo Nucleare” Roberto Adinolfi (7 maggio 2012, Genova), azione rivendicata individualmente da Alfredo e dal compagno Nicola Gai durante il processo. Questi ultimi due compagni sono stati destinatari, a settembre 2016, di altrettante misure cautelari in carcere per l’operazione “Scripta Manent”. Anna, Marco e Alfredo, assieme a Nicola e Alessandro, sono stati condannati nella sentenza di primo grado nel processo “Scripta Manent” a pene tra i 5 e i 20 anni di carcere, accusati di aver costituito o partecipato ad una “associazione sovversiva con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico” (tutti e cinque, in riferimento alla FAI/FRI) e per “attentato con finalità di terrorismo”, “strage” e “detenzione e trasporto di materiale esplodente” (due persone, in riferimento a sette azioni esplosive compiute tra il 2005 e il 2007 da alcuni gruppi aderenti alla FAI). I compagni imputati nel processo erano una ventina e l’accusa di “istigazione a delinquere” relativa alla pubblicazione dell’ultima edizione di “Croce Nera Anarchica” e alla gestione di alcuni siti internet è caduta per tutti gli accusati.

Giovanni e Ghespe sono stati arrestati il 3 agosto 2017 nel contesto di una operazione repressiva che ha visto otto compagni arrestati e lo sgombero dell’occupazione anarchica La Riottosa, a Firenze. Assieme ad un altro anarchico prigioniero (Paska) sono accusati di aver compiuto l’attacco esplosivo contro la libreria fascista “Il Bargello” del 1° gennaio 2017, in cui rimase gravemente ferito un artificiere della polizia. Sono tutti imputati nel processo per l’operazione “Panico”, in cui rientrano anche i fatti di cui sono accusati (per i reati di “tentato omicidio”, “detenzione e trasporto di materiale esplodente”, “associazione a delinquere”, e altri), la cui sentenza è prevista a luglio 2019.

Il compagno Luca Dolce, detto Stecco, è in carcere dal 19 febbraio 2019, arrestato assieme ad altri sette anarchici per l’operazione repressiva denominata “Renata”. Il 9 maggio sono stati trasferiti agli arresti domiciliari cinque anarchici, mentre un altra compagna inizialmente posta agli arresti domiciliari è sottoposta ad alcune misure restrittive. Per tutti loro, nel mese di marzo, a seguito di una decisione del tribunale del riesame che ha ritenuto insussistenti le accuse e le aggravanti di “terrorismo”, è caduta l’accusa di “associazione sovversiva con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico” di cui inizialmente erano accusati una parte dei compagni arrestati, e il reato ipotizzato è divenuto quello di “associazione sovversiva”. Invariate le accuse relative a fatti specifici (“interruzione di pubblico servizio”, “danneggiamento”, “sabotaggio di apparecchi telematici”, “incendio” e “trasporto di materiale esplodente”).

La compagna Silvia Ruggeri è stata arrestata il 7 febbraio 2019 per l’operazione “Scintilla” che ha comportato l’arresto di sei anarchici, alcune perquisizioni a Torino e altrove e lo sgombero dell’Asilo Occupato di via Alessandria, occupazione anarchica esistente dal 1995. L’accusa principale era di aver costituito o partecipato ad una “associazione sovversiva”, di aver compiuto alcune azioni dirette inerenti la lotta contro i CIE ed i CPR, carceri per persone migranti e di aver redatto l’opuscolo “I cieli bruciano”, dove si indicano precise responsabilità nella gestione di queste prigioni. Cinque anarchici sono stati scarcerati nei mesi successivi. Silvia resta in carcere con l’accusa che il suo “profilo antropometrico” corrisponderebbe con quello di una persona ripresa dalle telecamere mentre posizionava un ordigno sotto un ufficio postale (le Poste Italiane hanno avuto possesso della compagnia aerea “Mistral Air”, con cui venivano effettuati rimpatri di persone migranti).

Riportiamo qui il testo che Silvia, tramite videoconferenza, ha letto il 29 maggio durante una udienza legata ad un processo per occupazione in corso a Torino, dove anch’essa è imputata:

“Ci troviamo da quasi due mesi rinchiuse nella sezione AS2 femminile de L’Aquila, ormai sono note, qui e fuori, le condizioni detentive frutto di un regolamento in odore di 41bis ammorbidito.
Siamo convinte che nessun miglioramento possa e voglia essere richiesto, non solo per questioni oggettive e strutturali della sezione gialla (ex-41bis): l’intero carcere è destinato quasi esclusivamente al regime 41bis, per cui allargare di un poco le maglie del regolamento di sezione ci pare di cattivo gusto e impraticabile, date le ancor più pesanti condizioni subite a pochi passi da qui, non possiamo non pensare a quante e quanti si battono da anni accumulando rapporti e processi penali. A questo si aggiunge il maldestro tentativo del DAP di far quadrare i conti istituendo una sezione mista anarco-islamica, che si è concretizzato in un ulteriore divieto di incontro nella sezione stessa, con un isolamento che perdura.
Esistono condizioni di carcerazione, comune o speciale, ancora peggiori di quelle aquilane. Questo non è un buon motivo per non opporci a ciò che impongono qui.
Noi di questo pane non ne mangeremo più: il 29 maggio iniziamo uno sciopero della fame chiedendo il trasferimento da questo carcere e la chiusura di questa sezione infame”.
Silvia e Anna