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Operazione Bialystok – Aggiornamenti sul processo

12 Marzo 2021 Commenti chiusi

Il 25 febbraio ’21 c’è stata la seconda udienza del processo Bialystok, tenutasi a porte chiuse e in videoconferenza per i/le compagnx. Si è sentito il ros Luigi Imperatore con la solita spuppa su quella che secondo loro è la storia dell’anarchismo partendo dall’800. Continuerà nella prossima udienza del 12 maggio. Nel frattempo, per un motivo o per l’altro, le/i compagnx rimangono in carcere. Flavia, Nico e Claudio stanno aspettando ancora, da inizio novembre, che vengano depositate le motivazioni della decisione di cassazione, senza le quali non si può tornare al riesame, di fatto impedendo che si esprimano di nuovo sulla libertà dex compagnx. Anche la decisione sulla libertà di Robi è bloccata in un empasse di rimbalzo burocratico che gioca sul motivetto “non è di mia competenza”. E ciliegina sulla torta il 2 marzo il riesame di Francesca, pur annullando il 270bis, ha riconfermato le misure cautelari in carcere aggrappandosi ai reati minori.

Tutto ciò riconferma quanto non ci si possa aspettare nulla dall’iter della giustizia democratica che, come già visto anche per Prometeo e Scripta Manent, vuole tenere i/le compagnx in carcere preventivo a oltranza. E riconferma e alimenta il nostro odio per lo Stato e i suoi servi.

Solidarietà e complicità con le compagne e i compagni al gabbio per l’op. Bialystok, a tuttx i/le compagnx colpitx da misure repressive, a tuttx i/le prigionierx in lotta in carcere, a chi sta pagando per le rivolte in carcere dell’anno scorso, a Dimitris Koufodinas.

Fonte: RoundRobin

Processo del Brennero, videoconferenza e altre cose

20 Aprile 2019 Commenti chiusi

Fonte

Oggi si è tenuta al Bolzano l’udienza filtro per la manifestazione del 2016 al Brennero.

Partiamo da una fotografia. Di fronte al tribunale c’è un gigantesco monumento fascista al quale la Provincia di Bolzano – soprattutto su pressione degli autonomisti sudtirolesi – ha fatto giustapporre una frase di Hannah Arendt: “Nessuno ha il diritto di obbedire”. Sotto la scritta, c’erano blindati della Celere e dei carabinieri e un tank dell’esercito (nonostante a Bolzano non ci sia “strade sicure”, i militari stazionavano nella piazza da un mese appositamente per il processo). E poi parcheggi rimossi, furgoni e auto di polizia e carabinieri ovunque a chiudere la zona del tribunale.

Gli imputati in carcere non erano presenti al processo perché gli è stata imposta la videoconferenza, su disposizione del DAP e su richiesta del presidente del tribunale. In una decina di imputati a piede libero (o ai domiciliari) siamo entrati in aula. Indossando in diversi delle magliette con scritto “No videoconferenza” abbiamo interrotto l’udienza in solidarietà con i compagni arrestati urlando “terrorista è lo Stato”. Al giudice che diceva: “La videoconferenza è prevista dalla normativa”, un compagno ha riposto: “Anche i campi di concentramento nazisti erano previsti dalla normativa. Voi continuate a obbedire, alla faccia della frase di Hannah Arendt qui di fronte. I terroristi siete voi”.

Qualche imputato in carcere ha rifiutato la videoconferenza. Altri l’hanno usata per esporre dei cartelli e denunciare questa misura di ulteriore isolamento. Agnese ne ha approfittato per dire che la sezione dell’Aquila in cui sono rinchiuse è una tomba e per far sapere che stanno subendo il blocco totale della posta.

L’impronta del 41 bis – all’Aquila e a Tolmezzo – si estende al resto del carcere. Un carcere di guerra.

Dobbiamo fare una battaglia anche contro tutto ciò.

Apprendiamo dai giornali che il pomeriggio stesso dell’udienza un treno è stato bloccato a Trento da un gruppo di “incappucciati”: striscione in solidarietà con gli arrestati e gli imputati del Brennero e e catene sui binari. Causati 90 minuti di ritardi ferroviari.

Di seguito il volantino distribuito da imputati e altri compagni fuori dal tribunale. Prosegui la lettura…