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Solidarietà con Lisa, anarchica imprigionata per una rapina in banca

10 Febbraio 2019

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Rompere l’isolamento attraverso l’attacco contro questo mondo

Il 21 dicembre 2018, la prigioniera anarchica Lisa stata trasferita alla prigione “Soto del Real” di Madrid. Era detenuta da trentadue mesi nella prigione di Colonia e in quella di Willich (a 60 km da Colonia).

Insieme a due altri/e compagni/e (che sono ormai fuori e scagionati/e), è accusata di rapina in banca a Aachen (Acquisgrana, in Germania): l’8 luglio 2013 una agenzia della Aachener Bank riceve una visita mattutina non attesa. I rapinatori si fanno aprire la cassaforte e ripartono con una bella somma di denaro. Poi, il 19 novembre 2014, la Pax Bank, banca del Vaticano, viene espropriata a sua volta. I rapinatori si fanno aprire la cassaforte, mettono le mani su qualche centinaia di migliaia di euro. È per quest’ultimo esproprio armato che la nostra compagna Lisa viene perseguitata e tenuta fra quattro mura a Madrid.

Il suo arresto risale al 13 aprile 2016, a Barcellona, data a partire dalla quale è rinchiusa nelle gabbie dello Stato (spagnolo, poi tedesco, poi di nuovo spagnolo). Quel mercoledì 13 aprile 2016, i Mossos d’Escuadra di Barcellona arrivano il mattino presto in due domicili privati e in un centro sociale del quartiere di La Salut, “les Blokes Fantasma”, che verranno perquisiti; la ventina di persone che abitano il posto autogestito saranno trattenute dodici ore. È precisamente durante questa operazione che viene arrestata la nostra compagna, che era già stata imprigionata nel quadro dell’operazione Pandora, un’altra grossa operazione repressiva delle autorità spagnole contro quelle e quelli che vivono l’anarchismo come una lotta senza compromessi, e sulla quale pesava, dall’11 aprile 2016, un mandato d’arresto europeo per l’accusa di aver partecipato a delle rapine in banca sul territorio tedesco. La “prova” contro di lei sarebbe, ancora una volta, il riscontro di tracce di DNA, la manna dei tribunali del mondo intero: gli sbirri si sono spinti fino a raccogliere una lattina di birra gettata via…

Da quanto è perseguitata e rinchiusa, Lisa ha sempre saputo tenere la testa alta di fronte ai suoi aguzzini, che si tratti di giudici, sbirri o giornalisti. Ha scelto di continuare la lotta per la libertà con un’attitudine dignitosa di fronte alla giustizia ed alla prigione, senza mai rinnegare alcunché, anzi al contrario partecipando al dibattito d’idee, attraverso i suoi contributi scritti a partire dalla prigione, in cui afferma alto e forte che la solidarietà con i/le compagni/e prigionieri/e significa realizzare delle azioni distruttive.

In una delle sue lettere dalla prigione di Colonia, in Germania, pubblicata nel giugno 2017, si rallegra delle diverse azioni di solidarietà nei suoi confronti che hanno avuto luogo durante il processo di Aachen. Questi atti offensivi gli hanno portato “energia e calore”, rafforzando allo stesso tempo la sua “convinzione che la lotta continuerà sempre, in ogni condizione e nonostante gli ostacoli posti sul cammino”. Comunichiamo direttamente con Lisa attraverso i nostri attacchi contro l’autorità ed i suoi molteplici tentacoli. Come Lisa, è attraverso l’ostilità permanente contro il potere che ci sentiamo vivi/e. Anche se lo scopo della prigione è di spezzare delle vite, e sappiamo bene che si tratta di un potente mezzo nelle mani dello Stato per cercare di imbavagliare i/le suoi/e nemici/che dichiarati/e, ciononostante essa non mette fine alla guerra che gli facciamo.

Attaccare questo mondo facendo riferimento al suo caso e alle sue posizioni dignitose ed acrate permette, da una parte, di mantenere un rapporto conflittuale con il dominio passando al di sopra dei muri e, d’altra parte, di non cadere in un’attitudine esclusivamente difensiva (anche se necessaria), come il sostegno di base (colloqui, casse di sostegno finanziario…). Ciò segna un fossato incommensurabile fra gli anarchici ed i gruppi autoritari di estrema sinistra o i libertari piattaformisti.

Per concludere, riprendiamo le parole di Lisa, con questo estratto della sua lettera del giungo 2017: “Questa volta è toccato a me, ma in altri momenti sarà il turno di altri, forse di ciascuno di noi, in particolare quelli e quelle che seguono il loro cammino con forza e dignità. Ma non lasciamo che lo Stato ed i suoi sbirri ci sottomettano. La prigione non è mai la fine, queste condizioni più difficili ci incitano ancora di più a continuare a difendere la vita ed i valori che noi rappresentiamo. La lotta continua – qua dentro, come fuori – fino ad abbattere tutte le prigioni e a distruggere tutte le forme di dominio e di autorità”.

Solidarietà, rabbia e anarchia!
Sugli attacchi solidali con gli/le anarchici accusati/e delle rapine in banca a Aachen