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Contro l’istituzionalizzazione della Lott(A)

23 Gennaio 2021

FONTE

La presentazione della nuova giunta comunale napoletana, -si ipotizza l’ultima- dell’ ex-Magistrato De Magistris, ha innaffiato non poche critiche da parte di quella schiera giornalistica partenopea, che riflette al meglio l’anima reale del giornalismo italiano di professione.
Motivo principale di tale critica partita soprattutto dal quotidiano “Il Mattino”, è la presentazione in qualità di assessori, di volti noti alla Digos partenopea, i quali fanno riferimento a realtà antagoniste della città.

Tale questione deve farci riflettere da entrambi i lati.
Da una parte troviamo esponenti di spazi sociali, i quali dopo anni di battaglia hanno deciso di scendere a patti per assesorati vari e presidenze di svariate municipalità.
Dall’altra i soliti giornalisti noiosi, facenti capo alla peggiore tipizzazione e dell’impiegato leccaculo, ormai in Italia ben nota, e che purtroppo rappresenta la maggioranza.

Entrando nel merito della questione riguardante “la critica”, o se vogliamo esser buoni “l’osservazione”, da parte del giornalista del Mattino, Adolfo Pappalardo, è l’ingresso a Palazzo San Giacomo, di volti noti durante le varie manifestazioni avvenute contro l’intoccabile-governatore Vincenzo De Luca.
Pappalardo cita l’episodio “del lancio dei sacchetti” avvenuto nel 2018.
Il simbolico gesto del lancio dei sacchetti, era riferito all’inchiesta riguardante lo smaltimento illecito dei rifiuti tossici in Campania, condotta da FanPage. In tale inchiesta, disponibile integralmente su YouTube, si notò come personalità familiari e non, legate al Governatore De Luca, fossero coinvolte in questi episodi, tra politica, camorra e imprenditoria di tutto rispetto.

Ovviamente, il caro Pappalardo evita la spiegazione del gesto, e ne evidenzia “l’atroce gesto”, e come all’interno dell’assessorato si trovi una persona che abbia partecipato a tali manifestazioni, e non un bell’imprenditore colluso con la camorra, che tanto piace a noi.

Evitando ancora di argomentare le inutili tesi esposte dal giornalista, ci vogliamo concentrare riguardo l’inquadratura comunale di compagni di lotte.

Da Anarchic@ siamo contrari/e a ogni istituzionalizzazione della nostra forma di lotta libertaria.
Riteniamo che giochi di poteri, possano unicamente danneggiare l’impronta rivoluzionaria che alcuni spazi sociali hanno, e che tale inquadratura possa solo allontanare, ancor di più, le fasce giovanili, gli emarginati, i disoccupati, i lavoratori, i poveri della società e i ribelli da una fiducia rivoluzionaria in alcuni spazi e collettivi.
Non supportiamo l’idea secondo cui – “se non ci fosse lui, ci sarebbe uno disonesto” –
siamo contro il sistema in primis, poi contro le persone che lo reggono.
Non crediamo alla favola del cambiamento delle istituzioni regionali, comunali o statali che siano.

Il cambiamento autentico è unicamente una ramificazione della rivolta, del dissenso, della percezione popolare che il sistema e il mondo in cui viviamo oggi, necessita di un annientamento nichilista, per l’instaurazione volontaria di solidarietà ed eguaglianza effettiva fra tutti i membri che compongono la società stessa.